Boeing apre la nuova fabbrica nello Stato che frena il sindacato

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Al centro della contesa di Seattle c’è la decisione della Boeing di produrre il Boeing 787 Dreamliner nel South Carolina anziché nello Stato di Washington (dov’è situata Seattle). E’ un caso tipico di “delocalizzazione interna” che s’intreccia con una forma di “dumping sociale”. Gli Usa sono spaccati in due dalla legislazione sul lavoro. Alcuni Stati proteggono i diritti sindacali, altri rendono la vita dura alle organizzazioni dei lavoratori fino a escluderne l’ingresso in fabbrica. Lo Stato di Washington fa parte della prima categoria, la South Carolina della seconda.
Spostamenti di fabbriche dalle aeree “ad alta sindacalizzazione” verso gli Stati (soprattutto del Sud) “liberati dai sindacati” sono all’ordine del giorno da tempo: l’industria automobilistica straniera vi ha fatto ampio ricorso con le varie Mercedes, Bmw, Toyota e Honda situate ben lontano dalle roccaforti sindacali di Detroit. Ma il caso Boeing è decisivo: è una delle ultime industrie manifatturiere dove l’America conserva una leadership mondiale. E’ un settore dove ancora pesano le commesse pubbliche (per esempio nella produzione militare). E’ un mercato fortemente “politico” come dimostra un altro caso scoppiato ieri: l’intervento a gamba tesa del governo di Parigi su Air France, perché privilegi il gruppo Airbus contro Boeing nel prossimo acquisto di jet passeggeri. E così anche sulla vicenda Boeing è sceso in campo il governo, mandando avanti un’authority federale come il National Labor Relations Board (Nlrb), incaricato di vigilare sul rispetto delle normative del lavoro. Il Nlrb ha accolto il ricorso di alcune confederazioni sindacali che organizzano i tecnici della Boeing di Seattle, ed ha accusato la Boeing di comportamenti “punitivi” verso i lavoratori. Uno dei leader sindacali, Tom Wroblewski della International Association of Machinists, sostiene che l’apertura dello stabilimento nella South Carolina «è un ricatto: o cediamo sulle nostre rivendicazioni, oppure il lavoro è pronto a trasferirsi altrove». Un caso emblematico, a cui guarda con attenzione la destra. I repubblicani infatti stanno guidando da mesi l’offensiva anti-sindacale in un altro settore, il pubblico impiego.
Ieri il primo round della battaglia tra Boeing e sindacato si è chiuso con l’invito del giudice a trovare una mediazione. Ma la Boeing non ne vuole sapere, è convinta che un rinvio dell’accordo giochi in suo favore.

 


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