Dirigenti medici nel mirino per estensione tagli agli stipendi pubblici
ROMA – Una delle misure allo studio nella prossima manovra prevede l’estensione del taglio del 5% anche agli stipendi del pubblico impiego inferiori ai 90mila euro. Misura che colpisce soprattutto i medici pubblici, dirigenti medici del Sistema sanitario nazionale. La denuncia arriva dal segretario della Fp-Cgil Medici Massimo Cozza, che avverte: «Si tratta di una scelta iniqua e inaccettabile, che se si dovesse concretizzare porterà ad una forte protesta della categoria».
L’estensione del taglio del 5%, spiega Cozza, «vedrebbe maggiormente colpiti i dirigenti medici del Ssn». I medici rappresentano infatti la categoria più’ numerosa della dirigenza del pubblico impiego con circa 118mila unità e con una retribuzione media, secondo il conto annuale 2009 della Ragioneria generale dello Stato, di oltre 72mila euro. Seguono i 20mila dirigenti sanitari, tecnici, professionali ed amministrativi del Ssn con circa 63mila euro, 10mila dirigenti della scuola con 60mila e 500 euro, 9mila dirigenti delle Regioni e delle autonomie locali con 92mila euro, e poi i dirigenti degli altri settori (ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici, enti di ricerca, Università ).
Il vigente taglio del 5% degli stipendi al di sopra dei 90mila euro e del 10% oltre i 150mila, sottolinea il sindacalista, «oggi colpisce infatti circa il 10% della categoria medica, costituito in gran parte dai primari. L’estensione del taglio al di sopra dei 50mila euro vedrebbe interessati anche gli altri 100.000 dirigenti medici, con una decurtazione media di 1.100 euro l’anno». Anche l’ipotesi dell’asticella a 75mila euro vedrebbe comunque interessata oltre la metà della categoria.
Secondo Cozza, tale manovra rappresenterebbe una «ulteriore penalizzazione dei medici del Ssn i quali, come per tutto il pubblico impiego, hanno già gli stipendi congelati fino al 31 dicembre 2013, il blocco del contratto fino al 31 dicembre 2012, la rateizzazione della liquidazione in tre anni, la decurtazione economica in caso di malattia». Questo «in un quadro sempre più’ drammatico di tagli alla sanità – 1,5 mld nel 2011 e 6 mld ventilati per il prossimo triennio – e di irresponsabile blocco del turn over con medici costretti a riposi sempre minori, a più’ straordinari e a ferie limitate, e con 8mila medici in una situazione di precarietà ».
Si tratta di una «tassa iniqua – denuncia Cozza – che ancora una volte si abbatte su chi con il proprio lavoro garantisce un servizio pubblico ai cittadini e, nel caso dei medici, la salute come bene comune. Non si colpisce invece chi ha eguali o maggiori retribuzioni nel privato. Una scelta sbagliata e inaccettabile che se si dovesse concretizzare porterà ad una forte protesta della categoria, che vedrà il 5 luglio a Roma riunite tutte le principali sigle sindacali».
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