I boss all’assalto della Spagna “Un allenatore della Liga dava le soffiate alla camorra”

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NAPOLI – Un allenatore della Liga in contatto con il gruppo che per conto della camorra si occupava delle puntate sul campionato spagnolo. È un sospetto clamoroso, e allarmante, quello al quale stanno lavorando da alcuni giorni i magistrati napoletani che indagano sugli investimenti del clan D’Alessandro nel settore delle scommesse. La pista estera era emersa sin dalle prime battute dell’indagine, quando nelle intercettazioni il calciatore Cristian Biancone, indagato per l’incontro di Lega Pro 2008-2009 Juve Stabia-Sorrento, mostrava di conoscere in anticipo il risultato di una partita del campionato tedesco. «Ne avevo sentito parlare da alcuni albanesi», aveva spiegato al giudice l’atleta respingendo le accuse. Poi gli investigatori sono andati avanti. E sono saltati fuori riferimenti a tornei sudamericani, alla Liga e a un tecnico del campionato iberico.
È presto per parlare di un coinvolgimento diretto del “mister” nel “sistema” al centro degli accertamenti coordinati dal pm Pierpaolo Filippelli con il procuratore aggiunto Rosario Cantelmo. Potrebbe trattarsi di un millantato credito o di un tentativo di “avvicinare” il professionista rimasto poi senza esito. Ma i carabinieri del Nucleo investigativo di Torre Annunziata diretti dal capitano Alessandro Andrei stanno effettuando accertamenti allo scopo di individuare tutti gli ingranaggi del meccanismo all’ombra del quale sembra muoversi la camorra. E questo spunto, se confermato, farebbe intravedere un salto di qualità  nell’attività  di soggetti ritenuti in grado di condizionare, anche nell’interesse della criminalità  organizzata, risultati di partite disputate in Italia, dalla serie A alla Lega Pro e anche in alcuni fra i più importanti tornei calcistici del mondo.
«Quello della camorra è un intervento esterno – spiega il procuratore di Napoli Giandomenico Lepore – attraverso il gioco delle scommesse, così come sono articolate in campo nazionale e internazionale, si possono ottenere guadagni facili se si riesce a truccare o movimentare una partita». Il procuratore conferma che l’inchiesta «può portare all’estero. Non soltanto verso la Germania ma anche verso altri paesi europei e verso il Sudamerica. È ancora da chiarire – precisa Lepore – se il condizionamento avviene qui a Napoli oppure corrompendo personaggi anche all’estero. I clan hanno come scopo quello di realizzare un profitto. E hanno compreso che attraverso il gioco delle scommesse, magari riuscendo ad avvicinare qualcuno dei protagonisti, possono ottenere ingenti guadagni». Ieri pomeriggio i magistrati hanno ascoltato per circa due ore il bookmaker dell’agenzia austriaca Skysport365 che sta fornendo indicazioni sui flussi anomali di giocate registrate in occasione delle partita. Sotto esame ci sono almeno trenta partite. I sospetti principali riguardano i risultati ribaltati nel finale capaci di fruttare vincite altissime con il sistema delle scommesse “live” a partita in corso. Il testimone, che è stato sentito anche a Cremona, ha esibito un elenco di gare sospette. Lunedì sono in programma nuovi interrogatori.
E la prossima settimana entrerà  nel vivo anche la seconda inchiesta napoletana su pallone truccato: quella del pool coordinato dal procuratore aggiunto Giovanni Melillo che indaga per il reato di frode sportiva e ha chiesto nei giorni scorsi alla polizia di acquisire i filmati di tre partite: Napoli-Parma 2-3 e Sampdoria-Napoli 1-0 del campionato 2009-2010 e Lecce-Napoli 2-1 del torneo appena concluso. «Non ci sono elementi per dire che il Napoli sia coinvolto», ribadisce il procuratore Lepore. I pm Antonello Ardituro, Stefano Capuano, Danilo De Simone, Paolo Sirleo e Vincenzo Ranieri hanno in programma interrogatori di indagati e audizioni di testimoni. L’obiettivo è fare chiarezza in tempi rapidi.


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