In Italia i ricchi sono di meno ma crescono i super Paperoni

Loading

ROMA – Anche i Paperoni italiani piangono, in particolare quelli meno (si fa per dire) ricchi. Infatti, chi ha da parte un gruzzolo da 1 a 100 milioni di dollari, ha perso in quest’ultimo anno ben due posizioni nelle graduatorie internazionali, passando dal sesto all’ottavo posto. Meglio è andata ai “super-ricchi”, quelli che hanno da parte una ricchezza mobiliare superiore ai 100 milioni di dollari: gli italiani hanno conservato la sesta posizione internazionale. A fotografare il dorato mondo dei nababbi di tutto il mondo è il “Global Wealth Report 2011” di Bcg presentato ieri a New York, che ogni anno fa il punto sul patrimonio gestito nei vari paesi. La ricerca è stata condotta fra 120 operatori di 60 paesi che rappresentano il 98 per cento della ricchezza complessiva.
La peggior sorte toccata ai meno facoltosi tra i nababbi italiani rispetto ai super-ricchi denota un processo di concentrazione della stessa ricchezza, che non tocca quindi soltanto la normale popolazione, ma interessa anche coloro che non hanno certo il problema di arrivare a fine mese. Il posto degli italiani con un patrimonio compreso tra 1 e 100 milioni è stato preso dai Paperoni di Taiwan e della Svizzera, che hanno occupato rispettivamente la casella numero sette e numero sei. Taiwan, avamposto dei nababbi dell’Oriente, non è una sorpresa. Colpisce invece un po’ di più la crescita dei patrimoni accumulati dagli svizzeri visto che da vari anni il loro paese subisce pressioni internazionali tese ad evitare l’arrivo di capitali frutto di evasione o, peggio, di riciclaggio.
Ma perché l’Italia perde posizioni? Il punto è che le ricchezze degli italiani sono rimaste sostanzialmente stabili negli ultimi due anni: praticamente crescita zero nel 2009 e nel 2010, contro – rispettivamente – il più 10,3 e il più 8 per cento nel mondo. «Tutto questo – dice Monica Regazzi, partner e managing director di Bcg – dipende sostanzialmente da due fattori. Il primo e più preoccupante è che non si è prodotto in questo lasso di tempo risparmio aggiuntivo. Il secondo riguarda il profilo di rischio delle scelte d’investimento. La performance dei mercati azionari vale il 59 per cento della crescita, mentre gli italiani hanno da sempre un’asset allocation che privilegia cash e titoli di Stato». In altre parole, l’eccessiva prudenza, la scarsa voglia di puntare sulle azioni, fa perdere la possibilità  di rendimenti aggiuntivi che invece altri paesi non si lasciano sfuggire. Siamo un paese che non rischia, neppure quando deve investire il risparmio accumulato.
Come conseguenza, le masse gestite nel 2010 (3.147 miliardi di euro) non sono ancora tornate ai livelli pre-crisi. Una sola buona notizia: secondo il report, tra il 2011 e il 2015 la crescita del patrimonio dovrebbe accelerare, con il 3,4 per cento in più all’anno.

 


Related Articles

Crisi: CGIL, CIG vicina a soglia 1 mld, 500 mila colpiti

Loading

Dai dati diffusi dall’Osservatorio CIG del dipartimento Settori produttivi della CGIL Nazionale emerge che il taglio al reddito dei lavoratori in CIG è di 3,4 mld pari a 7.300 euro per lavoratore. Per la Confederazione “il rigore iniquo della manovra si renderà  inutile se il paese non riprenderà  a crescere mettendo al centro il lavoro”

I reati in calo mentre la paura cresce

Loading

rispetto al 2016 gli omicidi sono diminuiti dell’11,2%, le rapine dell’8,7%, i furti del 7%

Ripresa: l’Italia resta ultima, crescita debole all’orizzonte

Loading

Previsioni della commissione Ue e dell’Istat. il nostro paese resta maglia nera nell’Unione Europea a 28 anche dopo la revisione del Pil

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment