Italia: senza il divario di genere, il lavoro delle donne porterebbe a un aumento del Pil del 24%
ROMA – Se si chiudesse il divario di genere in Italia, garantendo pari opportunità e servizi all’infanzia e alla famiglia, il lavoro delle donne genererebbe progressivamente un aumento del Pil del 24%. Invece nel nostro Paese l’occupazione femminile è ferma al 46,4%, “mentre in Europa la media è intorno al 58%; inoltre il gap salariale tra uomini e donne resta intorno al 20%, che risultano una somma notevole se si calcolano 35 anni di lavoro”. Inoltre in Italia “il 60% dei laureati è donna, con una media alla laurea e degli esami più alta rispetto agli uomini; tuttavia si fanno largo nelle professioni dove c’è un test d’ingresso, ad esempio nell’avvocatura e nella magistratura, ma non è altrettanto vero nelle aziende, dove la percentuale di occupazione femminile è ferma al 7,2%. E al Sud la disoccupazione delle donne arriva al 40%”. Lo ha ricordato Monica D’Ascenzo, giornalista del “Sole24ore”, introducendo il convegno “Equilibrio tra vita e lavoro. L’integrazione della donna nell’economia”, promosso da “Idee”, associazione delle donne del Credito cooperativo, in corso stamani al Palazzo della Cooperazione.
D’Ascenzo è anche autrice del libro “Fatti più in là . Donne al vertice delle aziende: le quote rosa nei CdA”, nel quale è censita l’iniziativa promossa da “Idee” e Federcasse relativa alla Raccomandazione per l’inserimento di almeno una donna nei CdA delle banche e società del Credito Cooperativo. “Non è facile cambiare la cultura rispetto al ruolo che la donna deve avere nella società ”, ha osservato Cristina Donà , presidente di “Idee”, associazione delle donne del Credito cooperativo, presentando la pubblicazione curata dall’associazione ed edita da Ecra, intitolata “Equilibrio. Strumenti per una gestione efficace dei tempi di vita e di lavoro nelle imprese cooperative”, proprio sulle pari opportunità .
Nella pubblicazione viene ricordato che Federcasse ha rivolto a tutte le Banche di credito cooperativo, alle Casse rurali, alle Federazioni locali, agli enti e ad altre realtà del Credito Cooperativo “una specifica raccomandazione volta a favorire la presenza di almeno una donna nei rispettivi Consigli di amministrazione”. La raccomandazione, adottata dal Comitato esecutivo di Federcasse, è stata promossa e suggerita da “Idee” per “favorire ulteriormente la già significativa presenza femminile nelle posizioni di vertice del Credito Cooperativo, quantificata attorno al 5% del totale degli incarichi dirigenziali. Sono infatti, ad oggi, 8 le donne presidenti, 32 le vicepresidenti, e 222 le componenti dei Consigli di amministrazione. A queste si aggiungono 12 direttori generali, 18 vicedirettori e 301 sindaci”.
Il Credito cooperativo – ricorda “Equilibrio” – “ha come obiettivo quello di colmare il cosiddetto gender gap (disparità di genere) che, nonostante le varie dichiarazioni di principio, sta – nel nostro Paese – aumentando. Secondo una recente analisi del Cerved (2009) – ad esempio – oggi le donne che in Italia coprono ruoli dirigenziali nelle società quotate in Borsa sono il 4%, contro una media europea dell’11%”. Significativo anche il Rapporto stilato dal World Economic Forum per il quale, nel 2010, nella speciale classifica di “quote rosa” all’interno dei sistemi produttivi dei diversi Paesi, “l’Italia è al 74° posto, arretrando di altre due posizioni rispetto al 2009”.
“L’auspicio è che dal settore della cooperazione ci sia una ricaduta generale, perché si tratta di un settore trasversale. E mi auguro che possano nascere altri strumenti di collaborazione ed essere valorizzate altre buone prassi”, Barbara Grassi, presidente dell’associazione “Donne in Cooperazione” (http://www.ftcoop.it/portal/Default.aspx?tabid=153), promotrice con “Idee” della pubblicazione “Equilibrio”. (lab)
© Copyright Redattore Sociale
Related Articles
Blitz di Greenpeace a Davos contro le multinazionali
Blitz al vertice svizzero. Presentato un rapporto che denuncia le connivenze tra governi e multinazionali
Jobs flop. Lo spauracchio di un altro tsunami
Se quello sulla Costituzione ha provocato un terremoto, il referendum sul jobs act potrebbe essere uno tsunami di proporzioni ancora
Unicredit verso il maxi sconto sull’aumento