L’industria italiana lancia segnali contrastanti: il fatturato continua a correre, ma si registra una drastica flessione delle commesse

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Una perfomance, per altro, in linea con il balzo messo a segno dalla produzione nello stesso mese.Invece le commesse, che fungono anche da indice anticipatore dell’andamento industriale, scendono del 6,4%, il dato peggiore dall’agosto del 2009.E anche a livello tendenziale rallentano (+5,8%), dopo una serie di aumenti a doppia cifra.Ad aprile è venuto a mancare l’aiuto dei mercati esteri, che da volano si sono trasformati in zavorra, almeno per gli ordini. Basti pensare che la domanda oltre confine è scivolata del 12,1% in un solo mese. Il fatturato mostra, quindi, buona salute, con il rialzo mensile trainato dal mercato nazionale (+1,7%), mentre il forte aumento annuo continua a beneficiare del Made in Italy (+15,5%). Guardando ai macro settori economici, l’Istituto di statistica rileva, a confronto con aprile 2010, un boom per l’energia (+29,9%), in forte crescita risultano anche i beni intermedi (+16,2%), mentre vanno male le vendite di beni durevoli, che includono elettrodomestici, auto, mobili. In particolare, segna una vera e propria impennata la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+30,1%).Passando agli ordinativi, l’Istat certifica un contraccolpo congiunturale, dopo il rialzo di marzo. Le commesse bruciano il vantaggio conquistato il mese precedente e la flessione rischia di mettere una sorta di ipoteca su maggio, indicando una contrazione delle richieste che muovono l’attività  produttiva. D’altra parte le aspettative per maggio non sono delle migliori, il Centro Studi di Confindustria la scorsa settimana aveva parlato di un nuovo stop della produzione, con un incremento mensile praticamente impercettibile (+0,1%). Tornando ad aprile, su base annua non mancano decisi rialzi, dai prodotti chimici alla metallurgia, mentre registra un marcato calo la fabbricazione di computer (-19,1%).Nonostante quest’ultima frenata, l’Istituto di statistica fa notare che il risultato congiunturale ottenuto dalle commesse negli ultimi tre mesi si mantiene positivo (+6,7%).Le cifre dell’Istat preoccupano, però, consumatori e lavoratori.«Le chiacchiere stanno a zero». Così commenta il Codacons. «Basta questo dato – spiega l’associazione – per dimostrare che hanno torto quelli che, nei mesi scorsi, hanno esultato sostenendo che la ripresa era ormai in atto e la crisi era finita. La verità  è che i consumi delle famiglie sono ancora al palo e che, fino a che non risaliranno, gli ordinativi dell’industria non potranno certo decollare.La scelta del Governo di non voler concentrare le poche risorse disponibili nel sostenere la capacità  di spesa delle famiglie italiane, viene ora pagata con gli interessi».Per questo il Codacons invita il Governo, «invece di porre la fiducia, ad emendare il dl Sviluppo che attualmente non prevede nulla di concreto a favore delle famiglie ed in taluni casi introduce, addirittura, dei peggioramenti, come l’aumento delle soglie dei tassi usurai o la possibilità  di usare gli elenchi del telefono per inviare pubblicità , senza più bisogno del preventivo consenso del consumatore».


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