Papandreou prova a fermare la marea di piazza Syntagma

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Nella prima riunione del suo nuovo consiglio dei ministri Papandreou ha promesso che continuerà  «l’opera titanica del precedente governo» e ha difeso l’ex ministro delle finanze Papaconstantinou che «per 20 mesi ha tenuto sulle spalle il peso delle trattative con i partner europei».
Il populista Venizelos ha sottolineato di aver accettato con qualche esitazione e «per dovere di patriottismo» l’incarico di ministro delle finanze e vicepresidente del governo. «Vado via dal ministero della difesa per andare alla guerra, alla guerra vera», ha concluso ironicamente Venizelos.
La nuova squadra di Papandreou si è già  guadagnata la fiducia di Barroso e del cancelliere tedesco Merkel, i quali, pur con diverse sfumature, hanno avvertito il leader dei conservatori Samaras di sostenere le riforme per «il bene del popolo greco e del paese», come ha detto il presidente della Commissione Europea.
Il rimpasto di Panadreou ha vinto qualsiasi opposizione interna e mira a guadare tempo e consenso da parte dei deputati socialisti che martedì prossimo, dopo tre giorni di dibattito parlamentare, con ogni probabilità  accorderanno la fiducia al nuovo governo. Ma la prova del fuoco per il premier arriverà  con la votazione, nei prossimi giorni, del piano di 28 miliardi di euro di tagli (tra il 2012-2015) contro il quale la base sociale del Pasok è ormai in rivolta, assieme alla sinistra e ad alcuni conservatori che affollano piazza Syntagma ad Atene.
Papandreou e Samaras hanno fatto capire ieri che la soluzione della crisi greca si dovrà  trovare nei corridoi della politica europea con o senza ristrutturazione del debito. Tra l’Eurogruppo di domenica, il Consiglio europeo del 23-24 giugno e l’ultimo Ecofin prima dell’estate, l’11 Luglio.
L’Europa rappresenta in questo momento il grande avversario di Samaras, perché il leader conservatore intuisce che in caso di una sua probabile vittoria nelle elezioni, si troverà  in una via senza uscita: da una parte le aspirazioni della gente per una rinegoziazione dei prestiti (che lui coltiva da mesi), dall’altre il rifiuto della Commissione Ue e del Fmi di qualsiasi rinegoziazione delle «firme del Memorandum e delle riforme», come ripete Olli Rehn. Samaras può vincere le elezioni e perdere il consenso, per trovarsi di fronte a una protesta assai più ampia di quella affrontata finora da Papandreou. Nessuno in Grecia dimentica che la crisi del debito è cominciata dopo due governi di Nuova Democrazia.
Per il presidente di Syriza, Alexis Tsipras, «i giorni del potere (del Pasok) sono contati» e il «memorandum distrugge le strutture produttive del paese, la sua economia e la società », mentre la coabitazione tra Papandreou e Venizelos rappresenta la risposta all’incapacità  di formazione di un governo Papandreou – Samaras. «Non so se dobbiamo ridere o piangere», ha tagliato corto Tsipras.
Quelli che sicuramente non ridevano ieri sera erano le decine di migliaia di persone che si sono trovate a Syntagma per sentire Manolis Glezos, l’eroe della resistenza greca contro l’occupazione nazifascista, e quattro professori universitari.
Parlando della democrazia diretta – che sperimentò per anni come sindaco del suo paese, Apiranthos, nella isola di Naxos – Glezos ha commosso vecchi e giovani chiedendo una nuova resistenza contro l’invasione della troika e i nuovi collaborazionisti che si preparano a svendere lo stato greco. L’appello di Glezos è arrivato a poche settimane dalla scomparsa di Apostolos Siantas, l’atro giovane che con lui strappò la bandiera con la svastica dall’Acropoli, la notte del 30 maggio del ’41.


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