Il referendum travolto dalle risse di partito

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Devo ora dar conto di una iniziativa avviata e fallita. Quella di un referendum sulla legge elettorale peggiore del mondo, il porcellum, che Berlusconi impose ed impone all’Italia.
Su tale legge, per eliminare le devastanti storture che ha determinato e determina, il 9 giugno scorso all’Ufficio centrale competente della Corte di Cassazione è stata presentata una richiesta di referendum. Per abrogare specificamente: 1°) il cosiddetto «premio di maggioranza» che, attribuendo il 55 per cento dei seggi alla lista, o coalizione di liste, che ottiene, anche se solo col 40, 30 per cento ed anche meno, un voto in più di ciascuna delle altre, trasforma una minoranza in maggioranza, falsificando così il risultato elettorale; 2°) il dispositivo delle «liste bloccate» che nega alle elettrici ed agli elettori il diritto di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento, permettendo così che i parlamentari vengano «nominati» dai capi-partito; 3°) la indicazione del «capo» di partito o di coalizione con cui si distorce la forma di governo parlamentare deviandola in senso presidenziale e si attribuisce al premier un potere enorme sul Parlamento e sul Paese.
È al professor Stefano Passigli che va riconosciuto il merito di aver ritagliato i testi delle leggi elettorali ricavando così, a referendum celebrato e vinto, il risultato di ottenere per l’Italia un sistema proporzionale, con soglia di sbarramento del 4 per cento, come nella stragrande maggioranza dei Paesi dell’Europa continentale. Un sistema elettorale che avrebbe garantito alle elettrici e agli elettori, il diritto eguale non solo al voto, ma al risultato del voto, ad essere cioè rappresentate/i al massimo possibile e in posizione di parità  sia alla Camera che al Senato.
Questo evento salvifico della democrazia italiana non ci sarà . L’iniziativa referendaria è stata erroneamente gestita e proprio da chi, per i meriti che aveva acquisito nel formulare i quesiti, la ha sottoscritta per primo (come secondo firmatario chi scrive). Snaturandone il carattere di proposta della società  civile, è stata gettata nella rissa degradante tra le correnti del partito democratico. La perversa tendenza che in quel partito mira a perpetuare il bipolarismo coatto, a consolidare il primato dell’esecutivo, lo svuotamento e la perversione della rappresentanza, la personalizzazione del potere, ha avuto la meglio. Attraverso alcuni suoi esponenti, previa campagna di falsificazioni reiterate e aggravate e di pressioni di ogni genere, ha promosso un referendum diretto alla restaurazione del mattarellum ma platealmente inammissibile. Quanto mai efficace però a stroncare l’iniziativa referendaria volta a ricostruire la rappresentanza proporzionale in Italia o, almeno, a vincolare il Parlamento ad approvare una nuova legge elettorale di segno contrario al porcellum. Solo su deliberazione del corpo elettorale, infatti, è possibile reprimere il potere dei leaders dei partiti di nominare i propri parlamentari. L’effetto sicuro dell’iniziativa dei pasdaran del bipolarismo coatto e della personalizzazione del potere è stato, quindi, la perpetuazione del porcellum.
A fronte delle due opposte iniziative, la Cgil ha infatti ritirato la sua propensione a mobilitarsi per la raccolta delle firme, raccolta che essa sola avrebbe potuto assicurare. Ha in tal modo però equiparato la rappresentanza politica democratica al regime delle due élite omologhe che competono per la più adeguata amministrazione dell’esistente.
Se l’esigenza di una rappresentanza politica autentica dei lavoratori non è sentita come indefettibile ed imperiosa dalla Cgil, può ancora aver senso la lotta per la democrazia in Italia?
Non so rispondere a questa domanda o non voglio. Credo però che un modo per riprovarci dobbiamo trovarlo.


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