Il Tesoro: “Deficit a zero o sarà  il disastro”

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ROMA – Il Day-after della nuova impostazione della manovra – scesa intanto a 25,3 miliardi – non placa le polemiche soprattutto per la “scoperta” che 15 miliardi mancano all’appello e sono affidati a una Legge delega. Dopo l’intervento del Quirinale mercoledì, il ministro dell’Economia Tremonti ha riaffermato le proprie intenzioni: «Senza il pareggio di bilancio sarebbe il disastro», ha detto. Ma nel pomeriggio anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è tornato sull’argomento: per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014 – ha ribadito – sono necessari «completamenti» per i quali ha auspicato un «confronto costruttivo in Parlamento». Il capo dello Stato ha fatto anche notare che la riforma fiscale andrà  decisa «al momento opportuno». La riduzione delle tasse e le tre aliquote, cui sembra riferirsi il Quirinale, ha costi che la nuova impostazione della manovra pone sotto ipoteca finalizzandoli alla copertura di bilancio.
Mentre il differenziale tra Bund e Btp si è ampliato anche sulla scorta delle incertezze sulla manovra, ieri da parte del presidente della Bce, Trichet, è arrivato un primo giudizio: «L’Italia va nella giusta direzione, le misure sono buone, ma ci sono ancora ostacoli alla crescita».
Sulla nuova struttura della manovra picchia duro, invece, il Pd. «Tremonti continua a parlare di pareggio di bilancio, ma ha presentato un decreto di correzione che vale 25 miliardi all’anno dal 2014, anziché i 40 indicati nel Def dell’aprile scorso lasciando una rischiosissima area di incertezza sulle prospettive della nostra finanza pubblica», ha spiegato Fassina (Pd). Polemica anche la risposta dell’ex ministro Visco a Galan, che aveva accusato Tremonti di aver fatto una manovra “alla Visco”: «Se l’avessi fatta io, non avrei sbagliato i conti come Tremonti che all’ultimo minuto ha pescato i 15 miliardi mancanti tra le risorse previste per la delega fiscale», ha ironizzato l’ex titolare del Tesoro.
Dopo aver perso un notevole pezzo, la manovra si avvia all’esame parlamentare (ieri al Senato è passato intanto il decreto Sviluppo con 162 sì, 134 no e un astenuto; sul provvedimento c’era la fiducia). Lo stesso Tremonti – che ha subìto una contestazione ieri alla Coldiretti con Romani e Sacconi – ha detto che il decreto è emendabile. E nella lista oltre a pensioni, superbollo sui Bot, c’è anche la norma sugli ammortamenti delle concessionarie pubbliche oggetto di un’apertura da parte del leghista Castelli. Nel mirino anche la liberalizzazione degli orari di apertura nei negozi delle città  d’arte, osteggiata dai commercianti: «Favorisce solo la grande distribuzione», ha detto il presidente della Confesercenti Marco Venturi di fronte al ministro dello Sviluppo, Romani.
Sale infine la protesta delle Regioni e dei Comuni, dove spiccano le posizioni di governatori e sindaci del centrodestra, come la Polverini (Lazio) e Alemanno (Roma). Vasco Errani, leader del “parlamentino” delle Regioni, ha parlato di «gravissimo conflitto istituzionale».


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