Marchionne prepara la squadra dei 25 E accelera sulla Cina

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Quattro, come aveva anticipato per primo John Elkann: era stato il presidente del Lingotto il primo a parlare di una sede per l’Europa, una il Nord America, una per l’America Latina, una per l’Asia (dove il gruppo dovrà  rafforzare una presenza oggi certo non massiccia).
Ogni ipotesi che su nomi e struttura circola, però, è priva di qualunque riscontro: tutto è nella mani (o meglio, nella testa) di Marchionne. A quella che ha definito «un’unica squadra di leader» lavora da mesi.
Solo il 26 luglio, al consiglio trimestrale convocato in Brasile, si conosceranno prescelti e ruoli assegnati.
Sono uomini che già  lavorano nelle varie direzioni del gruppo: di fatto, in questa riorganizzazione, più che di promozioni si tratterà  di rimodulazione di incarichi. Nello stesso tempo continua il lavoro sulle varie alleanze internazionali. Marchionne è tornato sabato dalla Cina: un controllo allo stabilimento in costruzione nel sud-ovest del Paese, in joint venture con Guangzhou. Dovrà  a iniziare a produrre a inizio 2012, ossia quando la Fiat 500 (presentata al Salone di Shanghai in aprile) sarà  ormai in vendita in «First Edition» insieme alla Freemont.
Il crossover, che dopo il successo europeo (oltre 16 mila ordini) verrà  esportato anche in Brasile e appunto in Cina, arriverà  dallo stabilimento messicano di Toluca. È prevista ormai una produzione di 4 mila auto mensili. In India invece si stanno ridefinendo i rapporti con Tata, raffreddati dopo la nomina del nuovo amministratore delegato del gruppo indiano, Carl-Peter Forster, che non favorisce una fluida commercializzazione delle vetture Fiat. Forster è un ex uomo Gm, lasciata nel momento in cui gli americani volevano vendere Opel: ma era stato la controparte nella travagliata alleanza con Fiat, conclusasi a favore della marca torinese. Quanto alla Russia, Torino annuncerà  dopo l’estate il nome del partner con cui avviare l’investimento previsto.


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