Negozi, orari liberi shopping la domenica Sì da 8 clienti su 10
ROMA — La domenica in città a spasso per i saldi. Shopping anche il 15 agosto al ritorno dalla spiaggia. E l’ultimo regalo di Natale, lo prendo la sera della Vigilia. Libera apertura dei negozi: sì o no? Otto italiani su 10 dicono sì. In effetti in molti casi si può già . C’è un’ampia libertà nelle aperture dei negozi, con Regioni e Comuni chiamati a emanare i regolamenti in autonomia.
Il ministro Brambilla ha voluto che la liberalizzazione delle aperture domenicali e della mezza chiusura infrasettimanale (almeno in via sperimentale), in Comuni a vocazione turistica e città d’arte, diventasse legge dello Stato, con una precisa norma nella manovra sui conti pubblici, al voto in questi giorni. Le associazioni del commercio l’avevano accolta molto tiepidamente. E qualche problema lo porterebbe anche ai dipendenti. Invece una ricerca dell’Ipsos, per conto del ministro del Turismo (su un campione di mille persone), dice che piace al 78%degli italiani. Favorevole è l’ 82%dei «responsabili degli acquisti» , il 76%dei residenti in un Comune a vocazione turistica e il 65%degli abitanti nelle grandi città . Non solo: il 71%degli intervistati sarebbe d’accordo ad estendere questo provvedimento a tutti i Comuni italiani (il 26%è contrario).
Gli intervistati, e tra questi soprattutto quelli che lavorano, apprezzano, spiega la ricerca, «la possibilità di fare acquisti in orari più comodi» ; e dichiarano perfino che farebbero più acquisti se i negozi rimanessero aperti per più tempo, anche la sera o la domenica e i festivi. Maurizio Marinella, famoso artigiano napoletano delle cravatte, si dice «favorevole e disponibile» alla libera apertura. Secondo lui i commercianti dovrebbero «imparare ad organizzarsi e stare aperti di più in agosto, per dare vitalità alle città » . Però, se la liberalizzazione portasse all’apertura selvaggia «sarebbe anche molto brutto vedere un negozio aperto e due chiusi» . Gianni Battistoni, leader dei commercianti di via Condotti a Roma, pur non scorgendo possibili miglioramenti negli affari perché, spiega, «l’apertura straordinaria comporterebbe un aggravio dei costi» , si lancia in difesa della libertà di orario: «Al momento vengono penalizzate le persone corrette» che rispettano i regolamenti. Inoltre, «se i centri commerciali fanno come vogliono tanto vale liberalizzare tutto, poi sarà il mercato a suggerire quando rimanere aperti o chiudere» .
Il presidente dell’associazione Via Montenapoleone, Guglielmo Miani, ricorda che «il Comune di Milano e la Regione hanno già liberalizzato gli orari all’intero della cerchia dei Bastioni. In via Montenapoleone moltissime boutique rimangono aperte per rispondere al desiderio dei turisti stranieri, che rappresentano l’ 80%del nostro fatturato. Comporta dei costi per l’imprenditore, ma siamo disposti a sostenerlo per offrire al cliente un servizio a 5 stelle» .
Critico invece il presidente della Camera di Commercio di Milano, Carlo Sangalli: «È inaccettabile che un provvedimento del genere si sia fatto senza consultare le organizzazioni del commercio e dei servizi, ed è assai discutibile perché c’è un’invasione di campo rispetto alle Regioni» . «Sono e resto convinta che più libertà d’impresa voglia dire più ricchezza per tutti, imprenditori, lavoratori ed amministrazioni pubbliche» , commenta il ministro Michela Vittoria Brambilla, che prevede «un impatto estremamente positivo anche sul turismo: le statistiche dicono che, oggi, per ogni euro speso per l’alloggio, i turisti ne spendano almeno altri quattro per l’acquisto dei beni e servizi» e in questo modo «avranno maggiori opportunità di acquisto» .
Related Articles
L’economia europea frenata dagli equivoci
Per spiegare l’Unione monetaria europea si ricorre spesso al trilemma di politica monetaria di Mundell-Fleming, secondo il quale è impossibile avere contemporaneamente la mobilità del capitale e tassi di cambio fissi perseguendo a livello nazionale politiche monetarie indipendenti.
Alitalia, bruciati 3,2 miliardi in 10 anni
Il ministro del Tesoro non esclude una quota pubblica residua e difende Cimoli. Ma la Corte dei conti indaga sullo
Cina: Xi spinge sulle riforme, ma c’è l’ombra del debito