Sacconi: legge sui contratti se la chiedono le parti

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TORINO – Una legge ad aziendam che risolva il problema dell’accordo sui contratti tra Fiat e sindacati? Il governo è pronto a farla se gliela si chiede, ma il sindacato dice no grazie e rifiuta ogni logica di intervento retroattivo. Anche la Confindustria respinge di seguire la strada della retroattività  e quanto a un’apposita legge passa la palla al governo. Ed è ancora tensione sul caso Fiat. «Noi non faremo una norma di legge se non richiesta dalle parti sociali», ha detto ieri il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, parlando appunto dell’ipotesi di un intervento legislativo. «Tocca ad esse dirci eventualmente se dobbiamo fare qualcosa. Sono loro a dover trovare i modi con i quali salvaguardare quelle intese, garantire gli impianti e gli investimenti». Ma dopo l’apertura di martedì, che ha visto la Cgil firmare assieme a Cisl e Uil, proprio tra le parti sociali è nuovamente gelo perché la Fiat ha sollecitato con la lettera di Marchionne garanzie di praticabilità  dell’intesa preoccupata dalla Fiom. E anche la Confindustria non sembra intenzionata a spingersi più in là  di quanto fatto questa settimana. «Noi siamo disponibili a lavorare con Fiat per risolvere i suoi problemi, ma non possiamo fare un accordo retroattivo» ha detto Emma Marcegaglia. «Se la logica è quella di chiedere una legge, la legge non la può fare Confindustria, la deve fare il governo. Noi siamo pronti e disponibili a ragionare». Entrando nel merito ha ribadito che con i sindacati «è stato fatto un buon lavoro» riconosciuto anche da Standard & Poor’s per la quale si è trattato di «un passo in avanti importante». Un giudizio condiviso dal segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, per il quale tuttavia «gli accordi valgono da quando si siglano e per il futuro». Mentre il leader della Uil, Luigi Angeletti, taglia corto: «Una legge? Penso che non sia necessaria, ma se si dovesse dimostrare che serve, allora che problema c’è?». Invece il problema c’è, eccome, per la Cgil e ancor più per la Fiom. «Risulta difficile capire la ratio giuridica di un tale intervento proprio in questo momento (si considerano allora illegittimi quegli accordi?) e ci piacerebbe capire davvero di cosa si sta parlando» ha commentato Susanna Camusso. «Non ci pare possibile immaginare una legge retroattiva per rendere valido un contratto ma sarebbe comunque bene che il ministro cominciasse a rispettare di più le parti». Ancor più duro il segretario della Fiom, Maurizio Landini: «Il ministro vuole che le parti gli chiedano una legge? Io non gliela chiedo».
Il capitolo resta dunque aperto e la Fiat tace. Mentre il mercato italiano dell’auto manda segnali poco incoraggianti. In giugno, infatti, c’è stata una flessione delle vendite dell’1,70% rispetto al 2010. La Fiat è andata peggio della media, contenendo al 3,63% la flessione grazie ai buoni risultati di Lancia e Alfa. E consolandosi con il 30% in più di Chrysler in America.


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