Borsa in saldo dopo un mese di tracolli con 10 miliardi porti a casa 4 banche

Loading

MILANO – Quattro settimane da incubo. Per Piazza Affari e per la Borsa di Francoforte, che in un mese sono arrivate sul filo di lana nel traguardo della gara a ritroso che le ha portate a bruciare un quarto della loro capitalizzazione. La conseguenza più diretta è che mentre nei negozi si prepara il cambio di stagione, a Piazza Affari è ancora tempo di saldi. Le più tartassate sono banche (Intesa meno 29,5%, Unicredit meno 26,5) anche se negli ultimi trenta giorni i tracolli più drammatici li ha vissuti la Fiat spa, che ha perso circa il 40% (e solo poco meglio ha fatto l’Industrial).
Ma a parte la cronaca recentissima, uno sguardo alle capitalizzazioni mostra che lo shopping virtuale a Palazzo Mezzanotte offre più di una tentazione. Solo un anno fa ad esempio Benetton group valeva in Borsa 964 milioni; ora quasi per lo stesso prezzo (988 milioni) vengon via il gruppo di Ponzano Veneto più Basicnet, Stefanel e Antichi Pellettieri. Con poco meno di tre miliardi, un ipotetico Paper de’ Paperoni che avesse mano libera sul listino potrebbe mettere insieme un bel polo integrato di cemento e costruzioni: Impregilo, Buzzi e Italcementi insieme costano 2.943 milioni, con uno “sconto” di circa 600 milioni rispetto a dodici mesi fa.
Niente a che vedere, certo, con i tracolli del settore finanziario: che dire ad esempio del gruppo Fonsai-Milano assicurazioni, che insieme valgono 1.214 milioni di euro (dopo aver appena fatto un aumento da 800 milioni) mentre un anno fa da sola Fonsai ne valeva 1.184? Ora per poco meno di tre miliardi nel carrello della spesa virtuale troverebbero posto Unipol, Fonsai, Milano assicurazioni, Bpm e Popolare di Spoleto, mentre un anno fa insieme valevano 5 miliardi e trecento milioni. Curiosità : Bpm capitalizza 656 milioni, la metà  dell’aumento di capitale massimo che Bankitalia ha chiesto, da realizzarsi in teoria entro l’anno.
Ancora banche e ancora dolori: Mps vale in Borsa un po’ meno di 5 miliardi, poco più della metà  di quanto aveva pagato a suo tempo per Antonveneta. Molto più di recente, Rocca Salimbeni ha realizzato un aumento da 2,1 miliardi; ma in compenso rispetto ad un anno fa il tesoretto in mano ai suoi azionisti si è ridotto: la banca valeva 5.257 milioni nell’agosto 2010, ne vale 4.880 ora. Del resto Ubi si è praticamente dimezzata in termini di capitalizzazione (da 4,8 miliardi ai 2,3 di ora) nonostante abbia a sua volta appena realizzato un’iniezione di mezzi freschi. Pochi hanno retto all’onda d’urto (Mediobanca ha ceduto solo il 5% rispetto allo scorso anno); in compenso il Banco popolare è sprofondato: mille milioni in meno di capitalizzazione, nonostante un aumento di capitale da due miliardi, realizzato a inizio gennaio).
Meglio – e in proporzione incommensurabilmente meglio – vanno invece le cose nel settore del made in Italy, della moda, lusso e dintorni. Campari non è lontana dai massimi storici, alcune società  piccole hanno raddoppiato le quotazioni in un anno (Aeffe) altre sono andate bene (come Damiani). E per una stella che si appresta a lasciare il listino (domani parte l’opa di Lvmh) un’altra società  vi è approdata da poco, Salvatore Ferragamo. Sfidando i marosi di Borsa, il gruppo fiorentino tuttora è in rialzo del 10% rispetto al prezzo di Ipo (mentre Prada, che si è quotata in Cina, è un soffio sotto: 38,25 dollari di Hong Kong contro i 39,5 dell’Ipo). Resta il fatto che ad eccezione di Ferragamo e di Luxottica (a sua volta in lieve rialzo rispetto ad un anno fa) lo shopping virtuale avrebbe buon gioco a portare a casa molti marchi, stavolta non tanto per i cali di Borsa quanto per le dimensioni notoriamente ridotte del settore: con 1,8 miliardi si metterebbe insieme a Piazza Affari un polo della moda/lusso costituito da otto società ; aggiungendo Ferragamo si arriva a 3,4 miliardi e si superano i 12 solo aggiungendo anche Luxottica, mentre con quasi tre miliardi si metterebbero insieme Tod’s e Geox (quest’ultima ha perso circa il 40% in tre mesi).


Related Articles

Ocse: riforma fiscale contro le disuguaglianze

Loading

Germania. Devono aumentare le tasse per i più ricchi e diminuire quelle per i meno abbienti, suggerisce l’ Ocse alla cancelliera Merkel

Fiat perde in Cassazione lo scontro su Melfi

Loading

“Tre operai da reintegrare”. Negli Usa vittoria parziale sul controllo di Chrysler   

Premafin va avanti con l’aumento Unipol

Loading

No alla sospensiva chiesta dal custode giudiziale. Consorzio Fonsai in bilico, spunta Mincione

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment