God save Cameron. «I riots? Problema di ordine e sicurezza»

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LONDRA. Salveremo il Regno unito da «un lento collasso morale», ha dichiarato lunedì il primo ministro David Cameron. Non si riferiva allo scandalo del hacking, gli ascolti illegali sistematicamente praticati dal gruppo Murdoch con ampie complicità  nella polizia e nel suo gabinetto di governo, che pure ieri si è arricchito di una nuova pagina. No, ovvio, si riferiva ai disordini della settimana scorsa, che hanno lasciato decine di negozi e case incendiate prima a Londra e poi a Birmingham, Manchester, Liverpool, Nottingham, Gloucester and Bristol – con una scia di tre morti, oltre 2.000 arresti, tribunali pieni e polemiche roventi. Il premier Cameron ha delineato la risposta del suo governo. I riots, ha detto, «non c’entrano con la povertà » ma con un collasso di valori («ci sono poveri che lavorano e sanno cosa è giusto e cosa no»). Sono un problema di ordine e sicurezza, e «la nostra riscossa di sicurezza sarà  accompagnata da una riscossa morale e sociale». Traduzione: nelle prossime settimane il governo riesaminerà  tutte le sue politiche sociali per garantire che siano imposte condizioni più severe a chi chiede i benefici del welfare. Le famiglie vanno sostenute, certo: Cameron intende mobilitare l’organizzazione Action for Employment, una charity diretta dalla «imprenditrice sociale» Emma Harrison che lui stesso l’anno scorso aveva insignito del titolo «campionessa della famiglia»: alle cure sue e dei suoi 4.000 operatori sociali saranno affidate le 120mila famiglie «a rischio» del regno, perché le aiutino a trovare lavoro e uscire dalla dipendenza da welfare. Perché una charity (che riceverà  finanziamenti di stato) e non i servizi sociali municipali? È la linea del governo Cameron: meno stato, più iniziativa privata per costruire una «grande società  solidale».
In attesa che la riscossa morale dia i suoi frutti, il governo vuole che migliaia di agenti di polizia siano addestrati alle tecniche antisommossa, per non essere colti di sorpresa una prossima volta. Lo si desume da una direttiva inviata dalla ministra dell’interno, Theresa May, al capo della polizia – con cui nei giorni scorsi ha avuto scambi verbali duri, per la verità . Non solo: il consiglio dei ministri sta considerando la possibilità  di introdurre nuovi poteri di coprifuoco nelle zone a rischio in Inghilterra e Galles, e la polizia avrà  nuovi poteri per combattere le gang. Soddisfatti i titoli dei giornali popolari: la «guerra alle gang» è molto popolare sui tabloid. Resta la questione del taglio (20%) al bilancio della polizia, ma su questo il governo resta irremovibile.
Un solo suggerimento il primo ministro Cameron ha accettato dall’opposizione: quello di avviare una indagine pubblica sulle cause che hanno portato ai riots: il leader del Labour Ed Milliband la intende come una ampia consultazione nazionale in cui le comunità  siano ascoltate. Anche Milliband ha tenuto un discorso pubblico lunedì, in cui ha preso le distanze dal governo – per rivendicare invece più indagine sulle cause profonde dei riots, più stato sociale. «Dobbiamo dare a tutti una parte e una voce nella società ». Un primo risultato i riots l’hanno avuto: la scena politica britannica oggi è un po’ meno bipartisan.
Nel frattempo i tribunali del regno continiano a fare gli straordinari, e a sformare sentenze esemplari: mesi di galera a ragazzini che hanno rubato un paio di jeans, galera perfino alla madre che ha avuto un pantalone (rubato) in regalo dal figlio. I tribunali distrettuali hanno avuto esplicita direttiva a tralasciare alcune delle normali garanzie di legge e non esitare a deferire i loro imputati ai tribunali della corona, una istanza superiore che tratta casi di rilevanza penale più grave. Certo è di rilevanza più grave il caso di un ragazzo di 16 anni incriminato per omidicio per la morte di Richard Mannington Bowes, l’uomo di 68 anni morto a Ealing (Londra) l’8 agosto durante la terza notte di riots. Più stupefacente è la condanna a 4 anni inflitta a un uomo accusato di «incitamento al disordine» per aver messo su Facebook appelli a convergere su un certo luogo e spaccare tutto (appello caduto nel vuoto, all’appuntamento si è presentata solo la polizia). IL PREMIER ha annunciato che saranno mobilitate (e finanziate) le associazioni caritatevoli per aiutare le famiglie a uscire «dalla dipendenza
da welfare»


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