Hama, terzo giorno di guerra. E all’Onu l’accordo è difficile
Alcuni aree di Hama sono state bombardate e colpite da artiglieria pesante, come Janoub Mala’ab, Manakh e Al-Hader, zona già bombardata nel 1982 come gran parte del centro storico. Per cancellare le tracce del massacro è stato costruito il mastodontico albergo di Cham Palace, come ci hanno raccontato. Ma nonostante le operazioni di sicurezza ed il coprifuoco (gli abitanti devono rimanere a casa durante il giorno) manifestazioni di protesta si sono tenute ad Hama durante la notte dopo la preghiera. Oltre 140 le vittime civili dall’inizio dell’operazione ad Hama secondo organizzazioni dei diritti umani. Testimonianze di residenti riportate da al Jazeera riferiscono che le forze di sicurezza sono accompagnate da squadroni di shabiha, milizie civili armate pro-regime che stanno giocando un ruolo fondamentale nella repressione delle proteste. La televisione siriana ripete che l’esercito è intervenuto per bloccare ed arrestare bande di terroristi armati che attaccano proprietà pubbliche e mostra filmati di civili amati che gettano cadaveri nel fiume. Secondo gli attivisti, si tratta evidentemente – dall’abbigliamento e dagli armamenti – di bande di shabiha che si disfano dei cadaveri. Un residente di Hama riferisce alla Reuters che «il regime siriano vuole completare la repressione delle proteste e soggiogare Hama approfittando del fatto che l’attenzione mediatica internazionale è concentrate sul processo a Mubarak». Qui a Damasco moltissime le Tv sono sintonizzate sulle immagini – inimmaginabili fino a pochi mesi fa – del raìs egiziano dietro le sbarre, primo leader arabo sottoposto a giudizio in diretta per l’uccisione di civili disarmati e corruzione. Walid, un giovane di Homs, commenta: «Al suo posto vorrei vedere Bashar». Lo scenario di Hama lo si ritrova in altre città . Anche a Homs comunicazioni, elettricità e acqua interrotte; a Deir Alzoor proseguono rastellamenti e arresti con il supporto dei mezzi dell’esercito. Nonostante ciò proteste sono segnalate dopo le preghiere della sera in varie città in solidarietà con Hama, come a Latakia, Aleppo e nei sobborghi di Damasco. Migliaia di persone a Duma hanno partecipato ai funerali di un giovane ucciso dalle torture delle forze di sicurezza, riferisce il Coordinamento dei comitati locali, piattaforma delle proteste. Il ministro degli esteri turco fa notare che simili violenze sono «particolarmente gravi all’inizio del mese di Ramadan, mese della pace per I musulmani».
La Turchia aveva negli ultimi anni stretto importanti accordi politici e commerciali con la vicina Siria ma ha assunto progressivamente toni di condanna in nei confronti delle violenze del regime siriano che hanno portato circa 10.000 persone a varcare il confine.
Le riunioni in corso per discutere sulla Siria al Consiglio di sicurezza dell’Onu sembrerebbero aver portato ad un accordo di massima tra i membri su una bozza di dichiarazione che condanna le violenze e le violazioni dei diritti umani da parte delle autorità siriane. Ma la situazione è molto incerta e confusa.
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