«Fece uccidere gente disarmata»

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 IL CAIRO.«Quattro egiziani si sono dati fuoco per protestare contro la povertà , le umiliazioni, la loro vita miserabile dopo 30 anni di potere (di Hosni Mubarak). Lo hanno fatto per innescare in Egitto una rivoluzione come quella tunisina». Con queste parole Asmaa Mahfouz cominciava il suo video-appello alla ribellione contro il «faraone» Mubarak, messo su Youtube il 18 gennaio. E’ l’appello, visualizzato infinite volte, che insieme a quelli messi in rete da altri giovani rivoluzionari egiziani – come Wael Ghonim, Ahmed Maher, Wael Abbas – ha contribuito in maniera decisiva a dare vita alla sollevazione del 25 gennaio, scintilla della rivolta popolare che avrebbe portato l’11 febbraio alla caduta del raìs. «Quel giorno, quando registrai con la videocam il mio appello alla mobilitazione, non immaginavo che Mubarak sarebbe caduto così in fretta ma sapevo che tutti gli egiziani erano pronti a morire pur di trasformare il paese, proprio come stavano facendo i tunisini», racconta la giovane attivista, 26 anni appena compiuti, tra i fondatori del Movimento 6 Aprile protagonista della «rivoluzione del 25 gennaio». Asmaa Mahfouz, che ora si definisce una indipendente, fa parte della Coalizione di Donne della Rivoluzione.

Mubarak verrà  processato e con lui i suoi figli. Era davvero difficile prevederlo quel 18 gennaio.
Certo, al massimo potevo sognarlo. E’ stato esaltante quel periodo. Ma a distanza di sette mesi da quei giorni indimenticabili, guardo in avanti più che al passato.
Cosa proverai vedendo Mubarak sul banco degli imputati come un comune cittadino.
Un gioia immensa, sarà  la realizzazione di un sogno e di un obiettivo politico. E sarò persino più felice il giorno in cui verrà  condannato per i crimini che ha commesso contro il nostro popolo. Mubarak ha fatto ammazzare la sua gente, centinaia di persone disarmate che chiedevano soltanto libertà , pane e lavoro. Ha mezzo le mani su immense fortune che appartengono al popolo egiziano, ha favorito i suoi amici a danno di tutti noi. Merita la condanna.
I militari al potere però non sembrano favorevoli alla punizione esemplare dell’ex leader.
Le insidie sono dietro l’angolo, lo sappiamo benissimo e purtroppo i militari hanno dimostrato di puntare solo a qualche trasformazione di facciata. Sono rimasta senza parole ascoltando le accuse che il generale Tantawi (che presiede il Consiglio supremo delle Forze Armate alla guida dell’Egitto dall’11 febbraio) ha rivolto giorni fa al Movimento 6 Aprile e a tutti i giovani rivoluzionari che spingono per un cambiamento vero. Ci accusa di voler portare il paese alla distruzione e persino di lavorare per Israele e i nemici del paese. E mi ha colpito molto, lunedì, la brutalità  della polizia e dei soldati contro i manifestanti che avevano deciso di continuare il sit-in in Piazza Tahrir. La verità  è che i generali non vogliono andare troppo a fondo perchè finirebbero per trovarsi nei guai anche loro. E sono abili nel far leva sul desiderio di tranquillità  della popolazione. Ma i giovani egiziani non hanno lottato per nulla e continueranno a chiedere cambiamenti veri.
Dalla loro parte i militari hanno anche gli islamisti
Questo ci sorprende fino a un certo punto. Conosciamo la linea ambigua di queste forze politiche (di orientamento religioso, Fratelli musulmani e salafiti, ndr). Io sono credente (Asmaa porta il velo islamico, ndr) e penso che la sharia debba rimane una fonte di legge, ma non voglio affatto un Stato islamico. Come gran parte degli egiziani voglio costruire un stato civile con un attenzione per l’islam, dove siano garantite le libertà  fondamentali dell’individuo e la piena realizzazione di tutti i cittadini, uomini e donne.
Non sono giorni facili per l’Egitto. Cosa ti aspetti, i protagonisti del 25 gennaio riusciranno a realizzare le aspirazioni della rivoluzione anti-Mubarak?
Affronteremo mesi di forte tensione, forse anche fasi pericolose. Nel giro di due anni però l’Egitto emergerà  come una democrazia compiuta.


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