L’OSTAGGIO

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In Italia la crisi è moltiplicata da un governo irresponsabile, incapace di un minimo di autonomia dai diktat degli organismi internazionali e guidato da un cialtrone che dopo essersi piegato al dominio dei mercati ne denuncia la stupidità , invita i suoi concittadini a comprare azioni Mediaset e nel pieno di un confronto drammatico con le parti sociali racconta barzellette contro Magistratura democratica.
L’Italia rotola più velocemente anche perché non c’è un’opposizione politica all’altezza del compito e della sfida, incapace di avanzare un’altra idea di società  e ricette opposte a quelle del governo per uscire dalla crisi. Se anche uno dei pezzi più importanti dell’opposizione sociale, la Cgil, rinuncia al suo compito e a rappresentare e guidare il disagio sociale, il rischio di un crack generale si fa più consistente e lo sbocco del malcontento potrà  prendere strade pericolose.
Sembrava che tutti, dalle grandi testate giornalistiche che sostituiscono ormai i partiti, alla Confindustria ai sindacati alle opposizioni politiche, chiedessero una «discontinuità », che in italiano vuol dire liberare Palazzo Chigi e il paese da Berlusconi. Chi sognando governi tecnici o di transizione per fare le stesse cose contro giovani, lavoratori e pensionati, magari un po’ peggio e un po’ prima di Berlusconi, chi puntando alle elezioni (per fare le stesse cose?). Il tutto sotto l’auspicio di un presidente della Repubblica che ripete quotidianamente i suoi appelli all’unità  nazionale. Sono bastati pochi giorni per aggiustare il tiro della Grande Alleanza Sociale e precisare gli obiettivi dell’offensiva. Ora sarebbe irresponsabile, con la casa che brucia, aprire una crisi di governo. Piuttosto bisogna condizionare il governo, dettargli un’agenda più aggressiva e in nome della crescita accelerare lo smantellamento dello stato sociale e dei diritti del lavoro, usando il grimaldello del fisco per smantellare il contratto nazionale. A chiedere l’uscita di scena di Berlusconi sono rimasti sul versante politico Bersani e su quello sociale Camusso, che in nome di un’alleanza salvifica aveva messo sul tavolo i sacrifici sociali e buttato dalla finestra patrimoniale e Tobin tax. Salvo poi scoprire, e con lei Bersani, che l’unico soggetto in grado (forse) di far saltare il banco non sono le opposizioni sociali e politiche, ma i mercati.
Berlusconi resta al suo posto, più debole, più pericoloso, ostaggio di poteri forti (banchieri e padroni) che tanto forti non sono, e neanche capiscono bene quel che sta succedendo. Emma Marcegaglia è costretta a frenare un Sergio Marchionne ringhiante contro Palazzo Chigi, perché Corriere della Sera e Sole 24Ore hanno aggiustato il tiro e chiamano i pompieri per spegnere l’incendio. C’è poco tempo per ritrovare la ragione e tornare a pensare che non c’è alternativa – a Berlusconi, al liberismo, all’ingiustizia sociale – senza conflitto.


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