Mullah Omar: disposti a trattare con gli Usa

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E’ il più lungo messaggio finora diramato dal fondatore e capo carismatico dei Taleban, e il più articolato: dichiara di non escludere un negoziato con gli Stati uniti, e delinea l’atteggiamento del movimento ribelle nell’immediato futuro.
I Taleban (che continuano a definirsi «l’Emirato islamico», ndr) hanno però ricalibrato il linguaggio e si propongono come forza per l’indipendenza nazionale. Circa la transizione cominciata in luglio, Mullah Omar precisa che non basta un ritiro limitato delle «forze d’invasione» (le truppe Isaf-Nato e degli Stati uniti), e che «la nazione afghana non accetterà  la presenza di basi americane permanenti», che saranno considerate «un’occupazione straniera». I Taleban però non escludono negoziati con gli Stati uniti (finora non lo avevano mai detto in modo così esplicito, e senza pre-condizioni). Non solo: il messaggio non se la prende con «l’amministrazione di Kabul», l’attuale governo di Hamid Karzai (finora invece definito «fantoccio»), ma si limita a chiedere agli afghani di non cooperare con gli invasori. E’ un impegno alla condivisione del potere: «l’Emirato islamico non mira a monopolizzare il potere», afferma il messaggio. L’Afghanistan dovrà  avere un regime accettabile a tutti gli afghani, di tutte le etnicità , continua Mullah Omar.
Il messaggio chiarisce però che i taleban «non accetteranno regimi imposti, questi non potranno durare qui», e ammonisce tutti i paesi, «inclusi i vicini, a non essere parte di giochi coloniali sul futuro dell’Afghanistan»: un messaggio agli Usa ma anche a paesi come Iran e soprattutto Pakistan. Mullah Omar conclude con un dettagliato decalogo rivolto ai suoi «combattenti per la jihad»: rispettare la gente comune, non imporre ordini o bandi di testa propria, rispettare uomini e donne, divieto assoluto di estorcere denaro alla popolazione. Finora gli impegni di «buona condotta» dei Taleban – ad esempio non attaccare scuole femminili, non colpire la popolazione civile – non sono stati proprio sempre rispettati. Chissà  se i Taleban hanno davvero cambiato il pelo.


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