Puniti soldati e studenti

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Nel balletto degli annunci per testare il terreno della risposta sociale, il governo – mettendo una pietra tombale sulle recentissime farneticazioni di Bossi – torna ad attaccare le pensioni. Dimenticate (per il momento) quelle di reversibilità , dei malati e dei disabili non indigenti, per fare cassa l’esecutivo punta ora ad annullare il riscatto degli anni di laurea e di servizio militare ai fini del calcolo pensionistico. Quell’anno obbligatorio di leva strappato alla vita e regalato allo Stato o quegli anni di studio, che per facoltà  come Medicina arrivano anche a superare la decina, non saranno più conteggiabili per il raggiungimento dei 40 anni di anzianità  contributiva.
Un colpo molto basso, quello annunciato dalla presidenza del Consiglio dei ministri con un comunicato emesso dopo il vertice di Arcore, soprattutto per i tanti lavoratori che – ormai a costi elevatissimi – avevano già  provveduto a riscattare quegli anni di studio e di naja in modo da andare in pensione prima del raggiungimento del limite di età  (65 per gli uomini, 60 per le donne). Quella spesa – che per una media di quattro anni riscattati è di circa 50 mila euro – non potrà  essere restituita al lavoratore ma verrebbe conteggiata solo ai fini del calcolo contributivo. Una manovra che, se dovesse davvero realizzarsi, penalizzerà  nel prossimo anno – secondo i dati dello Spi-Cgil – un plafond di lavoratori pronti alla pensione tra le 75 mila e le 100 mila unità . E che dovrebbe portare nelle casse dello Stato, secondo i calcoli governativi, un risparmio di 500 milioni di euro l’anno. Un danno doppio, in particolare, per tutti coloro che, a causa della detrazione di quegli anni, non rientrano più nella fascia del calcolo “retributivo” della pensione (chi nel 1996 aveva maturato, conteggiando anche i riscatti, 18 anni di versamenti) ma in quello “contributivo”, meno redditizio. Infine, un vero «golpe» per tutti quei lavoratori dipendenti messi in mobilità  confidando con lo stesso meccanismo nel raggiungimento dell’anzianità  contributiva. «Solo nella aziende delle telecomunicazioni – spiega Alessandro Genovesi, segretario nazionale Slc-Cgil – negli ultimi tre anni sono andati in mobilità  oltre 7 mila lavoratori di cui almeno il 60% pensava di andare in pensione subito dopo, avendo provveduto a riscattare gli anni di università  o di leva». Si concentra nel Nord Italia la maggior parte degli aspiranti pensionati interessati al riscatto dell’anno di leva, mentre è il Sud a temere di più per il riscatto degli anni di studio.
«È un vero tradimento – attacca Ivan Pedretti, segretario nazionale dello Spi-Cgil -: Berlusconi rispetta solo i patti stabiliti con gli evasori a cui ha promesso uno scudo fiscale al 5%, non un euro di più. E invece è ben contento di farlo con i lavoratori dipendenti che già  pagano un alto tributo, fino al 40% di tassazione». Contro questo tipo di manovra, come Pedretti – che attende di «vedere le carte» perché, dice, «mi aspetto di tutto, anche che ritornino ad attaccare pensioni di vedove e malati» -, sono sul piede di guerra tutti i sindacati e le opposizioni. Cgil, Cisl e Uil di nuovo riuniti insorgono contro quello che considerano «un vero e proprio golpe». I medici minacciano uno stato di agitazione immediato. E qualcuno nel Pd chiama inutilmente in causa la ministra dell’Istruzione Mariastella Gelmini affinché «difenda l’idea gli anni di università  vanno riscattati perché sono sostanzialmente equiparati a una attività  lavorativa». Per Bersani, «si è veramente passato il limite». Il segretario Pd ribadisce infatti lo stesso concetto espresso dai sindacati: «Mi è stato detto che andare a prendere i soldi da chi li ha portati illecitamente all’estero sarebbe stata la rottura di un patto, mentre invece rompere il patto con chi ha fatto il militare servendo il paese o con chi coi soldi suoi si è riscattato la laurea andrebbe bene. È un concetto di giustizia che fa rabbrividire». E il segretario del Prc, Paolo Ferrero, propone che il 6 settembre non ci sia «solo lo sciopero generale ma anche il blocco del “giro della Padania”, perché Bossi non può continuare a prendere in giro la gente». Qualche voce di flebile protesta si leva anche da Futuro e libertà . Al momento invece ancora non è dato sapere quali di pancia crescano nel popolo leghista.
Annusata l’aria, però, la maggioranza di governo si è subito esercitata nell’arte della mezza rettifica: secondo il relatore della manovra bis, Antonio Azzolini, tra gli emendamenti ci sarà  una «norma transitoria per tutelare chi ha già  avviato il processo di riscatto del servizio militare o degli anni universitari». Poi però, a margine di un convegno ammette: «Gli anni riscattati saranno calcolati solo da un punto di vista economico e monetizzati al fine degli emolumenti pensionistici. Si lavorerà  per 40 anni effettivi, ma l’importo mensile della pensione verrà  calcolato sui 40 anni lavorativi più quelli riscattati».


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