Sms, smart-phone e vertici segreti lezioni ai ribelli per il dopo-Gheddafi

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NEW york – Arriva l’aiuto più atteso per gli insorti: l’Onu sblocca 1,5 miliardi di dollari di Gheddafi, congelati dopo le sanzioni. Gli Stati Uniti ce l’hanno fatta a strappare il sì del Consiglio di sicurezza, è un prezioso “salvagente” per il governo provvisorio che ha appena annunciato il trasferimento della sua sede a Tripoli. Anche se i fondi sequestrati a Gheddafi solo negli Usa sono venti volte superiori, il primo “anticipo” di 1,5 miliardi potrà  servire ad attivare aiuti umanitari essenziali per la popolazione libica. L’accordo al Palazzo di Vetro raggiunto ieri sera corona una serie di iniziative americane meno “visibili”, in appoggio alle forze del Tnc. Le avanguardie degli insorti penetrate a Tripoli, insieme con le armi avevano degli smart-phone e una serie di sms già  pronti da inviare alla popolazione. “Non danneggiate gli edifici pubblici, servono al futuro della Libia”: questo è uno degli sms partiti in simultanea verso decine di migliaia di cellulari degli abitanti di Tripoli. Lo rivela il Washington Post in un retroscena sulla conquista della capitale: c’è una regìa anglo-americana, frutto di preparativi durati molti mesi. Con un obiettivo: “Evitare Bagdad 2003”. Dalla prevenzione di atti di sabotaggio e vandalismo, fino ai piani d’emergenza per installare rapidamente un’amministrazione locale funzionante: tutto fa parte di una preparazione che ha coinvolto il governo provvisorio del Tnc, la diplomazia americana e inglese, e la collaborazione del Qatar. “Siamo a uno snodo cruciale nella transizione – dichiara al Washington Post Jeffrey Feltman, numero uno per il Medio Oriente al Dipartimento di Stato – ci sono molte sfide impellenti e la sicurezza è solo una di queste”. La pianificazione del dopo-Gheddafi ha avuto inizio a metà  marzo, ancor prima che l’Onu approvasse la risoluzione sulla no-fly zone. E ad aprile gli emissari di Washington e Londra hanno cominciato a fare la spola tra Bengazi (la prima città  liberata dagli insorti nonché sede del Tnc) e Doha nel Qatar dove spesso si ritrovavano i capi della rivolta. “L’attenzione prioritaria – ha rivelato un alto esponente dell’Amministrazione Obama che partecipava a quegli incontri – era dedicata all’inclusione di ampie forze della società  libica, insieme coi problemi della sicurezza e dell’ordine pubblico”. La priorità  è evitare la disgregazione tribale, nonché il caos che seguì alla caduta di Saddam Hussein in Iraq. Americani e inglesi hanno presentato al Tnc proposte dettagliate anche su aspetti pratici: come ripristinare la corrente in caso di sabotaggi alle centrali elettriche di Tripoli; attivare circuiti alternativi per l’approvvigionamento alimentare; fornire stipendi e benzina ai dipendenti pubblici per impedire interruzioni nei servizi essenziali. In quei meeting segreti è nata anche l’idea degli sms, per prevenire un clima di anarchia nel dopo-Gheddafi inviando segnali di stabilità  alla popolazione di Tripoli. Le triangolazioni di Doha hanno messo in luce il ruolo prezioso svolto dal Qatar. Da tempo questo emirato del Golfo si è distinto dalle monarchie petrolifere più reazionarie, abbracciando la causa della “primavera araba”. Il Qatar è stato il primo Stato arabo a partecipare alla no-fly zone offrendo così una copertura politica importante alla Nato. Ha ospitato i leader ribelli a Doha, li ha aiutati a crearsi una rete televisiva. Dall’inizio della “primavera araba” è decisivo il ruolo di Al Jazeera, la rete tv del Qatar che è diventata la voce della protesta contro le dittature.


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