Bossi, stop sulle pensioni «Non tocco i poveracci» E ai vescovi: dite messa

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MILANO — Torna il dito medio più noto d’Italia. E questa volta non è irridente: serve per dare la linea. Umberto Bossi arriva alla Camera e con quel dito chiarisce una volta di più la posizione del Carroccio sulle pensioni. E già  che c’è, nel commentare l’argomento, riserva un pensiero poco affettuoso anche ai severi richiami della Confindustria di Emma Marcegaglia nei confronti del governo: «Se il progetto è prendere i soldi ai pensionati e darli alle imprese non cambia niente. Rovini solo i poveracci…». Fortunatamente, aggiunge Bossi «ci siamo noi». Il concetto viene ripetuto perché non sfugga a nessuno: «Non vogliamo mica portare via i soldi ai pensionati per darli agli imprenditori come dice Confindustria, siamo mica matti». Secondo il leader padano, «una volta c’erano gli imprenditori che inventavano il lavoro. Ma oggi sono invecchiati anche loro e quelli che inventano sono in Cina. Devono svegliarsi, non basta mettere i soldi ma servono le idee. Mi riferisco alla Marcegaglia? Certo, anche lei».

Eppure, anche Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti sono convinti della necessità  di metter mano al sistema previdenziale. Ma Bossi, con loro, è ben più mansueto: «Ma no, anche loro vogliono bene ai poveracci». La domanda era se il capo del governo avesse insistito sull’argomento al summit di martedì sera. Ma al di là  di ogni considerazione di giornata, il Carroccio resta determinatissimo a fare muro, soprattutto sulle pensioni di anzianità . «Non è vero — sostiene un deputato — quel che vanno dicendo alcuni intelligentoni del Pdl. L’Europa non ci chiede di metter mano alle pensioni. Anzi, proprio in un rapporto dell’Unione Europea del 2009 si può leggere che il sistema pensionistico italiano è in equilibrio fino al 2060. Anzi, è uno dei più stabili del vecchio continente». E allora, come mai tante insistenze da parte degli alleati? «Semplicissimo. I soldi ci sono solo lì, e sono tanti. Qualcuno pensa che prenderli da quel salvadanaio sarebbe facile. Qualcun altro si nasconde dietro al fatto che nessuno ci perderebbe soldi, ma semplicemente andrebbe in pensione un anno più avanti. Ma la realtà  è che invece sarebbe una cosa devastante. E chissà : a qualcuno potrebbe anche piacere il fatto che sarebbe devastante soprattutto per gli elettori della Lega».

In ogni caso, Umberto Bossi è in vena, e non si limita certo alle pensioni. La dura presa di posizione del presidente della Cei Angelo Bagnasco? «I vescovi dovrebbero dire qualche messa in più» sbuffa il capo padano. Quanto al governatore di Bankitalia, il dado è tratto: «Io preferisco Vittorio Grilli che è di Milano». Il tono è scanzonato, ma la linea, anche qui, tracciata. Anche se Roberto Maroni ricorda che «ad agosto avevamo detto che era giusto mandare uno che aveva indicato Mario Draghi».

Restano le tensioni nel governo. Bossi non se le nasconde: «Dobbiamo trovare la via per rilanciare l’economia. Quindi, bisogna mettere d’accordo un po’ di teste. Ma Berlusconi e Tremonti sanno che va trovata una soluzione». Ma il governo taglierà  il traguardo del 2013? «Non lo so. Oggi è andato».

E intanto, il Carroccio fa quadrato. Le difficoltà  con la base, che traboccano dai forum politici come dalle interviste dei media, impongono al movimento di serrare i ranghi. Nessuno, ai piani alti del movimento, si illude: il voto che ha confermato la fiducia al ministro Saverio Romano a molti militanti non è piaciuto affatto. E certo non hanno aiutato le ironie di molti esponenti delle opposizioni riguardo al presunto «scambio» tra il salvataggio di Romano e il siluramento del leghista Dario Fruscio, che fino al giugno scorso si ostinava a voler far pagare le multe agli agricoltori che hanno sforato la produzione segnata. E così, ieri Roberto Maroni e il capogruppo Marco Reguzzoni sono stati visti discutere a lungo: qualcuno ieri già  parlava del «patto di Montecitorio». Una non belligeranza in nome di Umberto Bossi e del partito.


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