Caso Franceschi, la perizia accusa i medici francesi

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PARIGI – «Gravi responsabilità  del personale medico e paramedico». Nel mistero sulle ultime ore di Daniele Franceschi, l’italiano morto un anno fa nel carcere di Grasse, spunta una nuova perizia che accusa le autorità  francesi. I medici del penitenziario non sarebbero infatti intervenuti prontamente quando il trentaseienne viareggino aveva incominciato a stare male, per poi morire di infarto.
Le nuove conclusioni dei periti, un medico legale e un cardiologo, confermano quello che la madre di Franceschi, Cira Antignano, denuncia da mesi: il giovane non è stato adeguatamente seguito e infine soccorso. In alcune lettere Franceschi aveva denunciato maltrattamenti e assenza di cure per forti dolori al petto. «Si tratta di una perizia – ha spiegato l’avvocato della famiglia, Maria Grazia Menozzi – che potrebbe indicare un nesso causale tra quanto accaduto nel carcere e la morte di Daniele». Secondo i nuovi atti giudiziari, il personale medico avrebbe volutamente ignorato anche le richieste di aiuto da parte del detenuto che era in cella con Franceschi e di uno stesso agente di custodia.
La perizia era stata chiesta dal giudice istruttore, Sandrine André, nel gennaio scorso, ed è stata appena notificata al corrispondente francese dei legali italiani, l’avvocato Luc Febbraro. «È la svolta che aspettavamo – ha detto Menozzi – con questa perizia e gli altri atti già  in nostro possesso speriamo di poter andare finalmente verso l’accertamento delle responsabilità ». Il giudice André dovrà  ora consegnare gli atti al procuratore, che potrebbe allora formalizzare l’ipotesi di reato e gli indagati. La perizia non contiene nomi. «Ma incrociando gli atti ed il contenuto della perizia anche i responsabili potranno avere un nome» ha spiegato l’avvocato Menozzi.
La battaglia legale intorno alla morte del giovane, arrestato con l’accusa di falsificazione e uso improprio di carte di credito in un casinò della Costa Azzurra, va avanti da oltre un anno. La famiglia Franceschi attende ancora la restituzione degli organi del ragazzo. «Non si sa dove siano finiti» dice Cira Antignano. Nel primo anniversario della morte, il 25 agosto, è venuta a Parigi per chiedere verità  e giustizia. La donna si era incatenata davanti all’Eliseo e aveva infine dato ai funzionari del palazzo presidenziale una lettera a Carla Bruni-Sarkozy.
Nel novembre scorso, la première dame aveva assicurato che sarebbero state accertate le circostanze della morte del giovane italiano. Dall’autopsia, Franceschi sarebbe morto per cause naturali. Ma quando la madre del giovane ha rivisto il corpo di suo figlio a Nizza lo ha trovato con il volto tumefatto e il naso fratturato. Elementi confermati dall’esame autoptico svolto in Italia.
Il problema, tuttavia, è quello delle probabili lesioni interne, che i medici e le autorità  del carcere francese avrebbero sottovalutato, fino alla morte di Franceschi. «Mi sono sempre scontrata contro un muro di gomma – ripete Cira Antignano – ma continuo a sperare». Forse, adesso, con una ragione in più.


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