I Grandi e lo spettro della recessione: «Priorità , crescere»

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MARSIGLIA — I Paesi del G7 sono determinati a offrire una «risposta internazionale forte e coordinata» alla sfida posta dal rallentamento della crescita. Il ministro francese Franà§ois Baroin, padrone di casa, alla fine di una giornata drammatica ha dichiarato che si era riusciti a trovare un «punto di equilibrio nel difficile compito di combinare riduzione dei deficit e sostegno alla crescita».
Mentre l’economia mondiale trema, torna l’idea di una tassa sulle transazioni finanziarie, la proposta più concreta riemersa ieri in margine al vertice dei ministri finanziari del G7 organizzato, per la prima volta, a Marsiglia. Dall’inizio della crisi nel 2008 la «Tobin Tax» (suggerita nel lontano 1972 dal premio Nobel James Tobin) è stata più volte caldeggiata, in particolare della Francia, senza successo. Fin dallo scorso gennaio Nicolas Sarkozy ne ha fatto un punto importante della sua presidenza del G8-G20, ma ha dovuto finora scontrarsi con l’opposizione della Gran Bretagna e degli Stati Uniti.
Ieri il segretario americano al Tesoro, Timothy Geithner, si è rivolto agli europei chiedendo di accordare «senza indugi» un sostegno finanziario ai Paesi più deboli della zona euro. «Gli Stati più forti sono assolutamente in grado di sopportare questi costi. Che potrebbero diventare ben più pesanti se si continua a fare finta di nulla». A Marsiglia intanto, Parigi e Berlino si impegnavano a riproporre la tassa sulle transazioni finanziarie, con una lettera comune dei ministri delle Finanze francese Baroin e tedesco Wolfgang Schauble, rivolta alla Commissione europea. Nel nuovo progetto franco-tedesco, la tassa sarà  prelevata «su tutte le transazioni finanziarie e le operazioni di cambio» quando almeno una delle parti è basata nell’Unione europea. Il tasso sarà  il più basso possibile, «per minimizzare una possibile evasione in risposta»: si teme infatti che alcuni operatori eseguano le transazioni fuori dall’Europa per sfuggire al nuovo prelievo. La lettera a Bruxelles non precisa l’ammontare, ma si parla dello 0,1% per le azioni e obbligazioni e dello 0,01% per i prodotti derivati. «Siamo convinti che questa misura sia una tappa cruciale per raggiungere un consenso globale senza minare la competitività  europea», scrivono Baroin e Schauble.
Alla fine dell’incontro tra i ministri di Usa, Giappone, Canada, Germania, Francia, Italia e Regno Unito con i governatori delle Banche centrali, il francese Baroin ha tenuto una conferenza stampa cominciata con un’ora di ritardo, poco prima delle 23, a conferma della difficoltà  dei colloqui. «Le Banche centrali sono pronte a fornire liquidità  agli istituti di credito che si trovassero in difficoltà », ha detto il ministro. Sulle voci di un piano che la Germania starebbe preparando per salvare le proprie banche da un possibile default della Grecia, Baroin si è limitato a precisare che «la Francia non sta studiando alcun piano B. Stiamo invece cercando di applicare le misure decise con i nostri partner europei il 21 luglio scorso». Appuntamento a Washington, tra due settimane, per il summit finanziario del G20.


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