L’attacco di WikiLeaks “Il direttore di Al Jazeera è un agente della Cia”

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LONDRA – L’affermazione di Al Jazeera come una delle reti televisive più autorevoli e incisive del pianeta ha molte ragioni, ma una chiara causa: la presenza di un formidabile direttore, il palestinese Wadah Khanfar, capace di creare un network indipendente, imparziale e coraggioso in una regione come il mondo arabo che non aveva mai conosciuto niente del genere, e dando così un contributo a cambiarla, alla spinta verso una maggiore libertà  e democrazia diventata evidente negli ultimi mesi con la cosiddetta Primavera Araba. Ma Khanfar, a sorpresa, dopo otto anni nell’incarico, ora ha annunciato le dimissioni. E a sostituirlo non sarà  un giornalista del suo calibro bensì un oscuro burocrate miliardario, membro della famiglia reale del Qatar, che di Al Jazeera è proprietaria: lo sceicco Ahmed Bin Jassim Al Thani, finora impegnato nel business del gas.
Detta così, la notizia fa temere la fine di un ciclo o almeno la fine di qualcosa: insomma un complotto, un giallo, un defenestramento per ragioni politiche. E di ipotesi ne circolano tante, a Doha, capitale del Qatar, come a Londra, dove Al Jazeera ha il suo quartier generale europeo. Una è che Khanfar era diventato un personaggio troppo autonomo e incontrollabile per la pur riformatrice famiglia reale qatariota. Non a caso, commenta una fonte interna al network, il capo della importante redazione libanese di Al Jazeera, Ghassan Bin Jiddo, si è dimesso in aprile, apparentemente per disaccordi su come veniva seguita la rivolta nel paese dei cedri. Altri citano pressioni indebite delle famiglia reale per contenere la copertura delle proteste in Bahrein, un emirato dominato dalla politica della vicina Arabia Saudita, con cui il Qatar non vorrebbe entrare in conflitto. Voci di segno opposto, provenienti da figure pro-regime di Assad in Siria, affermano che Khanfar è costretto ad andarsene dopo che WikiLeaks ha fatto venire alla luce il suo ruolo di “agente della Cia”, provato – secondo tali fonti – da documenti riservati su suoi incontri con diplomatici americani a Doha (di per sé non tanto strani, considerato che il Qatar ospita il comando di tutte le forze americane nel Golfo Persico).
A smentire gli uni e gli altri provvede l’interessato, che dice al Guardian: “Ad Al Jazeera ripetiamo da mesi che il Medio Oriente deve cambiare, che presidenti e leader da decenni al potere devono essere sostituiti. Io sono direttore da otto anni e ho pensato che forse è giusto dare l’esempio, per di più in un momento in cui siamo al massimo dell’ascolto. Ho mantenuto l’indipendenza del nostro network e penso che continuerà  anche dopo di me, ma è il momento giusto per andarsene. Tornerò presto a occuparmi di giornalismo con un altro progetto». Non tutti però sono convinti che sia questa la verità . Alla redazione londinese di Al Jazeera molti si dicono “scioccati”. Fonti vicine al governo di Doha dicono che l’avvicendamento era stato deciso con discrezione dalla famiglia reale del Qatar già  sei mesi fa. Ed è indubbio che Khanfar avesse molti nemici nel mondo arabo, palestinesi inclusi, determinati a vederlo uscire di scena.


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