Le nuove intese valide per tutti. Ecco come cambiano le regole

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Due visioni diametralmente opposte dello stesso emendamento, quello approvato ieri dalla Commissione Bilancio del Senato, che modifica l’articolo 8 della manovra, peraltro già  duramente contestato dall’opposizione e dalla Cgil, che è stato scritto dal governo per “appoggiare” i nuovi contratti aziendali e territoriali scaturiti dall’intesa tra Confindustria, Cgil, Cisl e Uil del 28 giugno scorso. L’intenzione dichiarata dall’esecutivo è quella di sostenere la contrattazione di secondo livello, o di «prossimità ».
Gli accordi di Mirafiori
Dove in qualche caso, come ad esempio le intese siglate dalla Fiat e dai sindacati sui nuovi contratti per gli stabilimenti di Pomigliano e Mirafiori, la deroga dalle previsioni del contratto collettivo nazionale rappresenta l’unica strada percorribile per la ripresa delle attività  di quelle fabbriche. E qui sta il nocciolo del problema, perché l’articolo 8, rafforzato e precisato dall’emendamento approvato ieri, si addentra proprio nello spinosissimo cespuglio delle deroghe.
Il vecchio articolo 8
Il testo originario del governo definiva i possibili contenuti dei contratti di «prossimità », che devono essere finalizzati alla maggior occupazione, all’emersione del lavoro irregolare, agli incrementi di competitività  e di salario, alla gestione delle crisi aziendali, agli investimenti e all’avvio di nuove attività . Spiegando che erano titolati a sottoscriverli le «associazioni dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale ovvero delle rappresentanze sindacali operanti in azienda». Accordi che possono anche ridefinire l’organizzazione del lavoro e della produzione, cioè aspetti regolati dai contratti nazionali e dallo Statuto dei lavoratori. Facendo esplicitamente salve le norme sul «licenziamento discriminatorio e sul licenziamento delle donne in concomitanza del matrimonio». Una formulazione un po’ ambigua, perché la possibilità  che i contratti di prossimità  potessero derogare dalle norme vigenti di fonte pubblica (i contratti sono patti privati) era solo implicita. Ma anche perché, per come era scritto l’articolo 8, nulla escludeva che i contratti potessero essere firmati per conto dei lavoratori, da sindacati “fasulli”, senza reale rappresentatività .
Il nuovo testo
L’emendamento approvato dalla Commissione Bilancio precisa un po’ meglio la questione, ma nel renderla più esplicita finisce per inasprire lo scontro. Si dice innanzitutto che i contratti di prossimità  devono essere negoziati e firmati dai sindacati più rappresentativi non solo a livello nazionale, ma anche «territoriale», e che possono essere stipulati anche ai sensi dell’intesa del 28 giugno scorso, che prima non era citata. E si mette nero su bianco che questi contratti siano «efficaci ni confronti di tutti i lavoratori interessati a condizione di essere sottoscritti sulla base di un criterio maggioritario relativo alle predette rappresentanze sindacali».
Le deroghe
L’emendamento aggiunge un intero nuovo comma all’articolo 8, dedicato espressamente alle deroghe. Specificando che «fermo restando il rispetto della Costituzione, nonché i vincoli derivanti dalle normative comunitarie e dalle convenzioni internazionali sul lavoro», i contratti aziendali o territoriali «operano anche in deroga alle disposizioni di legge» che disciplinano le materie che formano l’oggetto del contratto. Tra le quali, come detto, l’organizzazione del lavoro e della produzione disciplinate dai contratti nazionali e dallo Statuto dei lavoratori. L’emendamento, infine, rafforza le tutele per le donne. Nessuna deroga alle norme pubbliche, dunque, non solo in caso di matrimonio, ma anche per il periodo di gravidanza ed i congedi parentali.


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