Un bonus di 3500 dollari agli operai Chrysler Marchionne: intesa possibile, noi diversi da Gm

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TORINO – Tremilacinquecento euro di bonus, uno sconto del trenta per cento rispetto ai 5.000 strappati alla Gm. Sarebbe questa, secondo le indiscrezioni che giungono dall’America, la base di trattativa per l’accordo tra Marchionne e i sindacati nel contratto di lavoro della Chrysler. A Torino, dove inaugura il nuovo Village dell’Iveco e lancia il Daily, l’amministratore delegato della Fiat non commenta le voci sulla trattativa: «Spero che possiamo chiudere in fretta». Poi, come sempre accade nel braccio di ferro di un contratto, l’ad mette le mani avanti: «C’è un grande differenza tra Chrysler e Gm: loro sono partiti con 50 miliardi di capitale, noi con 8 di debiti». Questo per dire che Bob King e il suo sindacato Uaw non dovrebbero sperare di strappare a Auburn Hills quel che hanno ottenuto nei giorni scorsi a Detroit con la più grande delle tre aziende dell’auto del Michigan. Ma il sindacato ragiona esattamente all’opposto: la scelta di King di non ricevere Marchionne una settimana fa, quando l’ad del Lingotto era volato a Detroit lasciando il Salone di Francoforte, era dettata proprio dalla volontà  di creare con Gm un precedente da applicare anche a Chrysler. Solo questa sera le schermaglie lasceranno il passo alla trattativa vera e propria che dovrebbe concludersi entro domani.
Marchionne lascia l’Italia in una situazione assai difficile: «Il problema – sostiene – è quello dell’affidabilità . Bisogna essere seri e rispettare gli impegni. Ora questa affidabilità  è in dubbio. Risolviamo la questione». L’ad non dice di più ma è evidente che le cronache di questi giorni e le rivelazioni sulla ginnastica sessuale del premier non aiutano a recuperare credibilità . Quanto alla Fiat, rimane da sciogliere il nodo del futuro degli investimenti in Italia. Marchionne ha confermato gli obiettivi ma ha annunciato una possibile revisione delle scelte produttive. Resta in forse il futuro di Mirafiori dove in teoria si sarebbero dovuti realizzare due suv di segmento medio: «Lasciateci lavorare, stiamo valutando», ha detto ieri. L’unica certezza è «il nostro impegno per Torino», come dimostra l’apertura del Village Iveco e la presenza alla cerimonia di numerosi esponenti della famiglia Agnelli. «Un fatto positivo – ha detto il sindaco Piero Fassino – ora aspettiamo certezze su Mirafiori». Esclusa l’ipotesi di realizzare a Torino la vecchia Ypsilon che a dicembre cesserà  la produzione a Termini Imerese («Non la faremo più», dice Marchionne), resta la questione dei suv. I tecnici stanno valutando se il mercato sarà  in grado di assorbire 280 mila suv realizzati sulla piattaforma C, quella della futura Alfa americana. O se invece non sia opportuno affiancare ai due suv una produzione di altri modelli legati alla stessa piattaforma in grado di giustificare un investimento da un miliardo.
Le uniche note positive vengono dall’Iveco che, come ha sottolineato ieri l’ad Alfredo Altavilla presentando il nuovo Daily, «nel primo semestre del 2011 ha dato importanti segnali di ripresa nelle vendite». «Prima si riprenderanno i camion e poi toccherà  all’auto», prevede Marchionne.


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