Argentina. Una vittoria annunciata

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BUENOS AIRES. La peronista Cristina Fernà¡ndez de Kirchner vincerà  oggi le elezioni presidenziali con una differenza di non meno di 35 punti sul secondo arrivato (che non si può ancora dire chi sia). Con un appoggio stimato in più del 50% dei voti, la presidenta in carica eviterà  il ballottaggio e coronerà  il governo di centro-sinistra più duraturo della storia argentina, iniziato nel 2003 da suo marito, Néstor Kirchner, morto improvvisamente giusto un anno fa.

Il governo ha dei risultati da presentare all’elettorato: sul piano sociale, su quello dei diritti umani e, soprattutto, su quello economico.
L’Argentina sprofondò nell’abisso nel biennio 2001-2002, alla fine di un’esperienza draconiana del liberismo, anni in cui andarono in frantumi le sue pretese storiche di essere una società  più o meno egualitaria e con un’economia marciante e «da Primo mondo». Dal 2003 il paese cresce contraddicendo tutte le previsioni della City porteà±a, delle università  private, di Wall street, dell’Fmi, delle agenzie di rating e degli analisti economici europei.
La disoccupazione si aggira intorno all’8%, la povertà  intorno al 20% (toccò il 57% nel 2002), il reddito pro-capite in relazione al potere di acquisto – 15.901 dollari – è il più alto dell’America latina. La breccia fra ricchi e poveri è in via di riduzione (0.44 sulla base del coefficiente Gini: quello del Brasile è 0.53). Tutte queste stime risultano serie e credibili anche se non vanno prese per oro colato dal momento che, fra i suoi peccati, il kirchnerismo ha tolto molta credibilità  alle statistiche ufficiali, secondo le quali l’economia argentina preseterebbe addirittura numeri simili a quelli del Belgio.
La crescita, anche se si trova in un punto di inflessione, è un fatto ed è stato guidato da una personalità  forte come quella di Cristina che, dopo aver superato un periodo critico nel 2008-2009, ha poi saputo trovare lo stile e la capacità  per negoziare o confrontarsi con i poteri forti. Tutto questo risolve un tema storicamente traumatico per gli argentini: la governabilità .
Le forze d’opposizione, in generale, hanno avuto un andamento erratico nelle loro alleanze, non hanno trovato un leader e si sono mostrate, schematicamente, succubi dell’agenda politica imposta dal poderoso gruppo mediatico Clarà­n e dall’altra stampa maggioritariamente d’opposizione. Clarà­n scatenò un pandemonio, tre anni fa, quando Kirchner ruppe il patto mantenuto dal 2003 e avviò una riforma anti-monopolistica del sistema mediatico. Nel pieno di questa guerra, l’opposizione si è persa e non è quasi mai riuscita a trovare spazi autonomi per battere sui punti nei quali il kirchnerismo poteva essere attaccato: la corruzione, un’inflazione superiore al 20% (negata dal governo tramite statistiche manipolate), un sistema di sussidi ai servizi pubblici oneroso e inefficiente, e la persistenza di debiti sociali.
Così Cristina ha avuto la strada spianata. Le prime primarie obbligatorie, che si sono tenute il 14 agosto, hanno dato la certezza che la presidenta sarebbe stata rieletta. Quel voto si è trasformato in un anteprima generale perché ogni fronte o coalizione elettorale doveva presentare un candidato: Cristina ebbe il 50.21 contro il lontanissimo 12.20% del candidato della Unià³n cà­vica radical Ricardo Alfonsà­n (di centro), il 12.12% dell’ex presidente ad interim Eduardo Duhalde (peronista di destra), il 10.18% del socialista Hermes Binner (di centro-sinistra), l’8.17% dell’altro peronista Alberto Rodriguez Saa (di destra), il 3.24% della social-cristiana Elisa Carrià³ (una mistica di destra) e il 2,5% del trotzkista Jorge Altamira.
Il risultato peggiore per l’opposizione, frantumata. Il meglio piazzato risultò nonostante tutto Binner, governatore della provincia di Santa Fe, candidato del Fronte amplio progressista (Fap), critico dell’«autoritarismo» dei Kirchner e leader di un’alleanza che appare più coerente che quella dei suoi avversari. Nel Congresso i socialisti che si richiamano a Binner hanno appoggiato alcune delle misure chiave proposte dai Kirchner, come la Legge sui media, l’ assegnazione generalizzata di una somma mensile per ogni bambino (corrispondente a una cinquantina di euro), il matrimonio omosessuale. Però il Fronte minimizza il successo dei Crisina in campo economico, attribuendolo principalmente ai prezzi stratosferici della soja e alla domanda industriale del Brasile, il principale partner della economia argentina.


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