Intercettazioni, la legge su un binario morto

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ROMA – A Montecitorio le intercettazioni finiscono nel congelatore. Non solo: la maggioranza, funestata dall’incertezza politica, non ha neppure il coraggio di forzare la mano al Senato e mettere in calendario la prescrizione breve. Dovevano essere il cavallo di battaglia di Berlusconi in questo scorcio di autunno. Si trasformano in una sconfitta. Alla Camera c’era il ddl per colpire magistrati e stampa e rendere la vita più difficile agli uni e agli altri con un doppio bavaglio. A palazzo Madama era ai nastri di partenza la norma per accorciare la prescrizione per gli incensurati e fulminare il processo Mills.
Per ora non se ne fa nulla. Le riunioni dei capigruppo dei due rami del Parlamento di ieri ufficializzano la sorpresa. Tutti si aspettavano che il piediellino Fabrizio Cicchitto, finito pure lui nell’ampio parterre degli interlocutori di Lavitola, avrebbe preteso di inserire le intercettazioni nel calendario di novembre. Magari nell’ultima settimana. Altrettanto avrebbe fatto l’omologo Maurizio Gasparri al Senato per la prescrizione breve. Invece, fatte le due riunioni a ridosso l’una dell’altra, arriva la notizia. Nessuna formale richiesta di aprire un varco alla Camera per gli ascolti. Altrettanto al Senato per la prescrizione. Ne dà  l’annuncio un entusiasta Michele Ventura del Pd: «Le intercettazioni sono sparite dal calendario di Montecitorio per il mese di novembre, e questa per noi è una notizia positiva».
Eccome se lo è, visto che le opposizioni si preparavano a una guerra per bloccare il ddl. Che invece ora viene rimesso nel limbo in cui era rimasto per un anno, da cui il Pdl lo aveva ripescato sull’onda delle telefonate di Lavitola e dell’inchiesta di Napoli su di lui e Tarantini, per approvarlo in tutta fretta. Il Pdl ha cercato di portare l’Udc dalla sua parte, spezzando il Terzo polo. Ma la presidente della commissione Giustizia Giulia Bongiorno s’è messa di traverso e ha fatto muro, lasciando il ruolo di relatore del provvedimento. Con un messaggio chiaro: o il Pdl torna al testo del compromesso Berlusconi-Fini-Bongiorno del 2010, o il nostro voto sarà  contrario. Senza possibili inciuci. Inutilmente Enrico Costa, il capogruppo Pdl in commissione, divenuto relatore, ha tentato una mediazione nel merito, che però è fallita.
Nasce da qui la preoccupazione sui numeri. I numerosi voti segreti potrebbero trasformare questo ddl in una sorta di tomba per la maggioranza. Soprattutto perché molti leghisti hanno già  annunciato ai vertici del partito che voteranno contro perché una legge come quella sulle intercettazioni è destinata «a influire negativamente sul livello di sicurezza». E mal di pancia ci sono anche nel Pdl. Le paure della Camera sono le stesse del Senato. Dove inutilmente il presidente della commissione Giustizia Filippo Berselli ha bloccato l’esame della prescrizione in polemica con l’ostruzionismo di Pd e Idv. Con l’idea che il testo sarebbe stato “prelevato” dai capigruppo e portato subito in aula. Non è andata così. Anche se ottime fonti del Pdl assicurano che l’unica legge che sta veramente a cuore al Cavaliere resta questa. Naturalmente per bloccare il processo Mills. Le stesse fonti assicurano che, se il governo supera l’impasse, la prima legge che passerà  sarà  questa. Piazzata nella seconda metà  di novembre. Già  al secondo passaggio parlamentare, la prescrizione breve per gli incensurati diventerà  legge. Napolitano permettendo.


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