La spada del rating su Parigi

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 PARIGI. La Francia teme il «contagio». L’agenzia di rating Moody’s ha messo il paese sotto «sorveglianza», si dà  tre mesi per verificare se Parigi merita ancora il voto AAA, il più alto. In caso contrario, la Francia sarà  posta in una «prospettiva negativa», che è l’anticamera per il degrado, per un paese dove gli interessi sul debito sono già  il primo capitolo di spesa (più della scuola).

La notizia ha fatto l’effetto di una bomba, alla vigilia dell’inizio all’Assemblea della discussione della finanziaria per il 2012, l’ultima sotto la presidenza Sarkozy. Il presidente che verrà  eletto il 6 maggio prossimo, che sia Hollande o lo stesso Sarkozy, sa già  che una delle prime mosse sarà  un correttivo alla finanziaria, in peggio. Il governo ha fatto i calcoli senza l’oste, prevedendo una crescita dell’1,75% il prossimo anno, che nessun economista giudica credibile. Dati più realisti situano le previsioni di crescita sotto l’1,5%, più realisticamente attorno all’1% (dopo più 1,6% quest’anno). I ministri corrono ai ripari. «Ci adatteremo» afferma il responsabile delle finanze, Franà§ois Baroin, mentre il primo ministro, Franà§ois Fillon, abbassa le braccia e dice: «è impossibile fare previsioni per il 2012». Restano troppe incognite. La Francia, che ha fino a fine anno la presidenza del G8-G20, punta tutto sul «successo» del vertice di Cannes, all’inizio di novembre, riunione che farà  seguito al Consiglio europeo del 23 ottobre, dove i 27 dovrebbero prendere delle decisioni precise, sull’onda delle proposte avanzate congiuntamente da Sarkozy e Angela Merkel. Ma a Parigi regna la confusione, dopo le ultime dichiarazioni del ministro tedesco delle finanze, Wolfgang Schaà¼ble, che ha gettato acqua sul fuoco e prevede che domenica prossima la Ue non prenderà  «nessuna decisione definitiva».
La Francia è in bilico per conservare le tre A, perché ha un deficit del 5,7% e un debito pari all’86% del pil. Il governo annuncia nuovo rigore, ma sempre per i soliti: ha aumentato le tasse sulle Mutuelles (le casse integrative del sistema sanitario), prosegue nella cura dimagrante del numero di pubblici dipendenti (non viene rinnovato un posto su due quando un funzionario va in pensione, in tutti i settori, a cominciare dalla scuola). A malincuore, ha deciso di chiedere un «contributo eccezionale» agli alti redditi (più di 250 mila euro l’anno). L’opposizione, rafforzata dalla vittoria al Senato, passato a sinistra per la prima volta nella V Repubblica, e dalla fine delle primarie del Ps, parte all’attacco. Michel Sapin, fedele di Franà§ois Hollande, afferma: «è possibile fare altrimenti». Il dibattito sulla finanziaria si trasforma così in un primo round elettorale in vista delle presidenziali. Per il Ps, la finanziaria preparata dal governo Fillon, «è senza colonna vertebrale». Il Ps sottolinea che ai più ricchi il governo attuale chiede uno sforzo tre volte meno forte che alla maggioranza dei francesi. Il Ps propone un nuovo scaglione di imposta al 46% a partire da redditi dai 150 mila euro l’anno. Vuole rivedere la patrimoniale, ultimamente alleggerita da Sarkozy, facendo perdere al fisco 1,8 miliardi di euro (esentando i detentori di patrimoni fino a 1,3 milioni di euro). La sinistra vuole anche recuperare un margine di manovra per gli enti locali, dando loro un po’ di autonomia fiscale, che Sarkozy ha tolto con la riforma della tassa professionale. La disputa sulla finanziaria è delicata, perché rischia di inchiodare la sinistra come «il partito delle tasse» (il Ps prevede entrate fiscali in aumento di 10-15 miliardi). I socialisti denunciano una finanziaria che mantiene i regali fiscali per i ricchi, senza intervenire sulla disoccupazione. 5,7%

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IL DEFICIT francese in rapporto al Pil. Il debito è pari invece all’86% del prodotto interno lordo. Perciò Moody’s ha posto il paese sotto «osservazione» per tre mesi.


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