L’orgoglio del Cavaliere: nessuno può darci lezioni

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ROMA — In una giornata in cui si è discusso concretamente di crisi di governo, ventilata da Gianni Letta, in cui è salito al Colle e ha presieduto un Consiglio dei ministri privo di risultati, Berlusconi ha ufficialmente preso posizione sulle aspettative comunitarie con una nota articolata che in sintesi manda un messaggio di questo tipo a Bruxelles e agli altri leader della Ue: noi faremo la nostra parte, ma non possono essere altri a farci la lezione, soprattutto chi ha in seno, ovvero Francia e Germania, e la prima più della seconda, un sistema bancario in crisi.
Ci ha messo 24 ore il Cavaliere per replicare all’irrisione di Sarkozy, al processo subito dall’Italia al vertice di Bruxelles, ai richiami di un sistema delle istituzioni comunitarie che ormai vede Roma come il primo dei problemi. Lo ha fatto con una dichiarazione che mischia orgoglio nazionale, alcune frecciate dirette verso l’Eliseo, insieme alla volontà  di sottrarsi, almeno in parte, all’accerchiamento, ritenuto ingiusto, delle autorità  europee.
«L’Italia ha già  fatto e si appresta a completare quel che è nell’interesse nazionale ed europeo, e che corrisponde al suo senso di giustizia e di equità  sociale», scrive Berlusconi, aggiungendo che il nostro Paese «onora il debito pubblico puntualmente: abbiamo un avanzo primario più virtuoso di quello dei nostri partner, faremo il pareggio di bilancio nel 2013 e nessuno ha da temere dalla terza economia europea, e da questo straordinario Paese fondatore che tiene cara la cooperazione sovranazionale almeno quanto la sua orgogliosa indipendenza».
In realtà  ieri di timori ne circolavano parecchi: nel governo sono filtrate indiscrezioni di vario tipo, compresa quella di una stanchezza del presidente del Consiglio tale da poter portare anche alla rottura con il Senatur. Sembra che lo stesso premier abbia accennato a un suo passo indietro, magari a favore di un governo presieduto da Gianni Letta, argomento che sarebbe stato toccato anche durante l’incontro con Napolitano.
Eppure la nota ufficiale di Palazzo Chigi restituisce, oltre a un’atmosfera di grande allarme, anche la voglia di rispondere nel merito alle richieste comunitarie: «Quanto alle turbolenze da debito sovrano e da crisi del sistema bancario, in particolare franco-tedesco, abbiamo posizioni ferme, che porteremo al prossimo vertice dell’Unione», scrive il Cavaliere.
Che subito dopo aggiunge un’analisi diversa sulla crisi del debito, perché «l’euro è l’unica moneta che non abbia alle spalle, come il dollaro o la sterlina o lo yen, un prestatore di ultima istanza disposto a difendere strutturalmente la sua credibilità  di fronte all’aggressività  dei mercati finanziari». E «questa situazione va corretta una volta per tutte».
A molti, anche nel governo, è parsa una risposta tardiva alle accuse subite a Bruxelles, compreso il punto in cui in sostanza Berlusconi replica a Sarkozy, che 24 ore prima lo ha apertamente dileggiato in conferenza stampa: «Nessuno nell’Unione — ha scritto ancora il presidente del Consiglio — può autonominarsi commissario e parlare a nome di governi eletti e di popoli europei. Nessuno è in grado di dare lezioni ai partner. D’altra parte l’insieme della classe dirigente italiana, se vuole essere considerata tale, invece che un coro di demagoghi, dovrebbe unirsi nello sforzo dello sviluppo e delle necessarie riforme strutturali sulle quali il governo ha preso e sta per prendere nuove decisioni di grande importanza».
«L’Italia del lavoro e dell’impresa — conclude la nota del premier — sa come stanno le cose, vuole un deciso impulso alla libertà  e alla concorrenza, e non partecipa a giochi di potere, interni ed europei».
Un appello ai diversi soggetti del Paese che ieri notte, nel corso di un’ennesima riunione con Tremonti e lo stato maggiore della Lega, a Palazzo Chigi, aveva in sostanza come destinatario unico il partito del Senatur, dalla cui posizione sulle pensioni di anzianità  sembrano ora dipendere le sorti del governo.


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