Offensiva turca in Kurdistan Impegnati 15 mila soldati

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E così è stato. Ieri Ankara ha lanciato la più vasta operazione di terra degli ultimi tre anni contro i guerriglieri del Pkk, il partito dei lavoratori del Kurdistan che dal 1984 lotta per la creazione di uno Stato indipendente in territorio turco. Ventidue battaglioni delle forze speciali (circa 15 mila uomini), addestrati per la guerriglia e appoggiati dall’aviazione, hanno setacciato le montagne di cinque regioni a cavallo del confine con l’Iraq sconfinando per svariati chilometri in territorio iracheno. «Il nostro obiettivo — ha detto Recep Tayyip Erdogan sapendo di parlare a un Paese sotto choc — è ottenere risultati da quest’operazione. Le forze armate stanno agendo in maniera determinata».
Ma è difficile che la rappresaglia dell’esercito calmi gli animi dei turchi in preda a forti rigurgiti nazionalisti. Ieri da Ankara a Istanbul migliaia di bandiere sventolavano fuori dai balconi mentre gli studenti delle scuole superiori scendevano in piazza gridando: «Occhio per occhio, dente per dente. Vendetta! Vendetta!». Anche i funerali dei ragazzi uccisi si sono trasformati in manifestazioni contro i curdi con la gente che fermava il traffico e si metteva a cantare l’inno nazionale.
È l’ottava volta che i turchi entrano in territorio iracheno dal 1991 ad oggi. Ankara ha sempre accusato Bagdad di non aver fatto abbastanza per cacciare i terroristi del Pkk dal Nord del Paese. Ma ieri i toni tra i due governi erano concilianti. Il numero due del partito democratico curdo in Iraq Nechirvan Barzani è arrivato ad Ankara per porgere le condoglianze del governo regionale curdo alla Turchia. Ed Erdogan ha rivelato di aver parlato al telefono con il presidente della regione autonoma del Kurdistan iracheno Massoud Barzani: «Gli ho detto che ci dobbiamo vedere per valutare la situazione perché ci sono cose che dobbiamo fare anche insieme ai peshmerga (guerriglieri iracheni votati alla morte ndr). Questi attacchi non sono solo contro la Turchia ma anche contro la fratellanza tra turchi e curdi».
Ma i guerriglieri del Pkk, annidati sul monte Kandil, non sembrano temere la rappresaglia turca. «Che vengano. Daremo loro il benvenuto», ha detto ieri un portavoce del partito.


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