Borghetto Vara, un paese in fuga dalla pioggia

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Borghetto Vara – È tornato nella casa della morte, per riprendersi il cane rimasto sul terrazzo, che per sei giorni è stato nutrito dai volontari della protezione civile. Michele Cargiulo, il marito di Paola Fabiani, di 52 anni, inghiottita dal torrente Pogliaschina insieme al papà  Aldo Alemanno di 82, è uno dei 196 sfollati da Borghetto Vara. Ieri, alle 16, sotto le prime gocce di pioggia annunciata, Michele ha chiuso la porta della casetta sventrata dall’acqua e dal fango, come tutte quelle di via IV Novembre, la strada che costeggia il torrente, affluente del Vara, che a sua volta si getta nel Magra. Sui portoni e sui pali della luce che non c’è, sono affissi i cartelli dell’ordinanza firmata dal sindaco Fabio Vincenzi. In attesa della perturbazione che già  da ieri sera minacciava l’intera Liguria e il Piemonte, il provvedimento di evacuazione, ad personam, con nome e cognome, invita gli abitanti degli appartamenti degli interrati e dei piani terreni, ormai svuotati dalla piena del 25 ottobre scorso. «Meglio andare via – dice Michele – e speriamo di non rivivere l’incubo».
Nel paese della morte, appunto Borghetto con le sue 7 vittime accertate, le case evacuate appartengono a gente che ormai ha perso tutto. Quartieri e frazioni fantasma, come le case dei 25 abitanti di Sesta Godano, gli altrettanti di Pignone, i 150 di Beverino ed i 199 di Brugnato, i 200 di Fiumaretta, tutti paesi dello Spezzino, devastati dalla furia del Magra, uscito dagli argini sotto il diluvio universale che ha fatto salire il livello della piena fino al primo piano delle case, ha scavato e dilaniato i versanti collinari. Ha fatto dieci vittime accertate, più tre ancora disperse a Vernazza. I tecnici calcolano che i “tempi di ritorno”, di un evento del genere, cioè la probabilità  che si possano ripetere alluvioni simili con analoga intensità , sarebbero superiori ai 500 anni.
In ogni modo, gran parte degli evacuati ha trovato sistemazione presso amici e parenti, altri in alberghi requisiti dai comuni e dal prefetto. I più giovani (in pochi) sono andati al centro di accoglienza allestito al palasport di La Spezia. Alcuni non hanno voluto abbandonare i paesi, nonostante l’Allerta-2 diramato dalla protezione civile. «Peggio di come è stato non potrà  essere», dice Paolo Ravecca, vicino di casa dei Fabiani, dei coniugi Dante Cozzani e Pietrina Sambuchi, di Rita Cozzani.
Alle 17 di ieri pure i 200 abitanti della parte vecchia di Monterosso al Mare, una delle Cinque Terre, hanno abbandonato i loro appartamenti, seppure non abbiano subito molti danni. Hanno riempito i borsoni delle cose essenziali, li hanno caricati sulle auto e sulle motorette e si sono diretti altrove: «Andiamo via perché qui, comunque, non ci sentiamo sicuri, perché non c’è acqua e luce – ripete Benedetta Poggi – le mie due figlie vanno a Deiva Marina, dal papà ; io rimango a Monterosso, nella parte nuova che non colpita dall’alluvione, ho i nonni che non possono muoversi, sistemati presso amici». Il sindaco, che ha firmato l’ordinanza per le abitazioni dislocate in 8 strade del centro storico, ha trasferito gli anziani in ambulanza nella casa di riposo dei “Padri Semeria”.
Il sindaco di Vernazza, Vincenzo Resasco, mercoledì sera ha riunito i suoi cittadini sulla piazza, comunicando l’obbligo di lasciare il paese. Sono rimasti soltanto alcuni giovani che lavorano per la Protezione civile ed una decina di donne che gestiscono la cucina per i soccorritori. Ieri, gli altri, in treno (le Ferrovie hanno disposto un servizio speciale) sono stati trasferiti in strutture attrezzate di Levanto e di La Spezia.


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