Financial Times, appello al premier “In nome di Dio, vattene subito”

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LONDRA – «In nome di Dio, vattene! Solo un cambio di leadership può ridare credibilità  all’Italia». Non è la prima volta che il Financial Times pubblica un editoriale in cui auspica le dimissioni di Silvio Berlusconi. Ma non lo aveva mai fatto con un linguaggio così forte, usando le parole di Oliver Cromwell, il rivoluzionario inglese che rovesciò la monarchia e fece decapitare il re: il sintomo dell’esasperazione del quotidiano della City, più autorevole voce del mondo finanziario europeo, nei confronti di un leader la cui permanenza al potere «rischia di destabilizzare l’economia mondiale». Commenti analoghi provengono da tutta la grande stampa mondiale, secondo cui «la fine di Berlusconi è vicina», come scrive il quotidiano liberalconservatore tedesco Die Welt. L’Europa, insomma, non vede l’ora che l’Italia volti pagina, mettendosi da questo punto di vista sulle stesse posizioni dei dimostranti dell’opposizione che hanno riempito ieri le strade di Roma.
Al summit del G20 di Cannes, afferma l’editoriale non firmato del Financial Times, dunque espressione della direzione, «i più potenti leader del mondo si sono ritrovati impotenti di fronte alle manovre di due primi ministri», Papandreou e Berlusconi, fra loro molto simili: «entrambi hanno una maggioranza parlamentare che sta scomparendo, litigano con il proprio ministro delle Finanze e hanno la tendenza a non mantenere gli impegni». Ma c’è, avverte l’articolo, «un’importante differenza: il debito pubblico italiano è così alto da potere destabilizzare l’economia mondiale ben più di quello di Atene». à‰ bene, prosegue il Ft, che ora il Fondo monetario abbia il monitoraggio dell’Italia, ma servirà  a poco finché il premier rimane al suo posto: «Incapace di riformare il paese in due decenni in politica, Berlusconi non ha la credibilità  per realizzare un cambiamento significativo». E se sarebbe ingenuo pensare che, senza di lui, l’Italia riguadagnerà  immediatamente la piena fiducia internazionale, conclude l’editoriale, «un cambio di leadership è ugualmente imperativo. Un nuovo premier impegnato a fare le riforme potrebbe rassicurare i mercati. Dopo vent’anni di show inefficace, le uniche parole da dire a Berlusconi sono quelle usate da Oliver Cromwell. In nome di Dio, dell’Italia e dell’Europa, vattene!».
Per il Times, Berlusconi è «sull’orlo del precipizio». Per il Guardian, «minimizza il controllo dell’Fmi dicendo che tanto i ristoranti sono pieni». Per l’Independent, è «umiliato dall’Fmi». Per l’autorevole settimanale liberal tedesco Der Spiegel, che parla di “vergogna” e “umiliazione”, Berlusconi «si è giocato la fiducia dei partner europei». Con un editoriale del direttore, Die Welt scrive: «La fine di Berlusconi è vicina. Ogni giorno cresce il numero dei deputati che abbandonano il grande compratore di anime, la Confindustria dice apertamente che non ha più stima di lui, anche la Chiesa gli volta le spalle». E la liberalconservatrice Frankfurter Allgemeine Zeitung: «Ormai anche membri del suo governo ritengono possibile che cadrà  la settimana prossima».


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La grande confusione che sembra avvolgere il mondo della politica italiana è solo apparente perché, in realtà , ci sono due, decisivi, punti fermi: da ieri abbiamo la data delle elezioni e il programma di governo.

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