Fisco, tagli selettivi alle agevolazioni

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ROMA – Mario Monti accelera sul «pacchetto» di misure e mette mano alla delega per 20 miliardi in due anni: l’obiettivo è di evitare la tagliola della clausola di salvaguardia e introdurre una serie di tagli selettivi che evitino che la scure cada sulle detrazioni da lavoro dipendente e sui carichi familiari. Il problema di disinnescare la clausola di salvaguardia (che scatterebbe nel settembre del prossimo anno) è ben presente al ministro Giarda (Rapporti con il Parlamento) e oggi il governo dispone dell’opera del nuovo sottosegretario all’Economia Vieri Ceriani che è stato a capo della commissione, istituita da Tremonti, che ha individuato nel nostro sistema una selva di 720 «sconti» fiscali.
In vista del doppio appuntamento previsto da oggi a Bruxelles, per Eurogruppo ed Ecofin, il premier ieri si è recato nuovamente al Quirinale per informare Napolitano sulle prossime mosse in vista dello show down con il varo della manovra del 5 dicembre. Oggi intanto arriva il battesimo del voto alla Camera per il governo. Tema: l’introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione chiesto a viva voce dall’Europa.
A dare forza al ministero Monti, alle prese con il difficile allestimento della manovra e in vista dell’apertura di una fase di «nuova concertazione», ieri è sceso in campo perfino Silvio Berlusconi: «Monti non è in ritardo – ha detto il Cavaliere – è appena arrivato e si deve occupare di cose complesse come l’economia italiana. Lasciatelo lavorare».
Nel pieno della crisi, giungono parole di incoraggiamento da parte del capo dello Stato: «Dimostriamo all’Europa e al mondo cosa siamo capaci di fare», ha detto Giorgio Napolitano all’inaugurazione della nuova Stazione Tiburtina di Roma. Ieri Monti è salito al Quirinale per un colloquio in vista della nomina dei sottosegretari: ma un nuovo appuntamento è stato già  fissato per venerdì, dopo il tour europeo, e prima del consiglio dei ministri di lunedì per il varo della manovra. Un rapporto intenso che ha fatto parlare di una vera e propria «cabina di regia» Napolitano-Monti che consisterà , nelle intenzione del premier, nell’informare costantemente il Quirinale prima di ogni riunione del governo e sugli sviluppi dello scacchiere europeo.
Il lavoro intorno alle misure intanto continua. Le previsioni dell’Ocse che indicano il ritorno alla recessione per l’Italia (-0,5 per cento) alzano l’asticella dell’intervento che si avvicina per il biennio pericolosamente ai 20 miliardi (di cui 11 da fare subito), tra mancata crescita (costerà  8-10 miliardi pari ad una caduta del Pil rispetto alle stime dello 0,9), spesa per interessi, aggiustamenti intorno alla delega fiscale.
Tornando al pareggio di bilancio in Costituzione, il testo presentato dall’ex ministro dell’Economia Tremonti è stato reso più asciutto dall’esame delle Commissioni Bilancio e Affari costituzionali, e ulteriori modifiche sono state introdotte dal ministro Piero Giarda (Rapporti con il Parlamento). Fin dalle prime righe si sottolinea che l’«equilibrio tra entrate e spese» è assicurato «tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico». L’altra possibilità  di intervento in deficit è costituita da «eventi eccezionali». In ogni caso per ricorrere all’indebitamento – secondo la nuova formulazione dell’articolo 81 della Costituzione – ci vorrà  l’autorizzazione delle Camere a maggioranza assoluta. Non tutta la strada è in discesa: l’introduzione di un organismo parlamentare di controllo sui conti pubblici, viene contestata dalla Corte dei Conti e ieri è scesa in campo anche l’Associazione dei magistrati che contesta la creazione dell’Authority considerata un duplicato delle proprie funzioni.


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