G8, De Gennaro assolto: non invitò a mentire

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ROMA – La Cassazione riscrive la storia sugli scontri per il G8 a Genova. La Corte ha assolto l’ex capo della polizia, Gianni De Gennaro, ora direttore del Dipartimento informazioni per la sicurezza, condannato in secondo grado a un anno e quattro mesi per istigazione alla falsa testimonianza. «I fatti non sussistono». Annullata anche la pena di un anno e due mesi all’ex capo della Digos del capoluogo ligure, Spartaco Mortola, oggi questore a Torino. Erano stati giudicati con l’accusa di aver fatto pressioni su uno dei loro funzionari, «per convincerlo a testimoniare il falso» e tirarsi fuori dal pasticcio della scuola Diaz.
«Finalmente la Cassazione ha ristabilito la verità », dice con un sospiro di sollievo De Gennaro. L’avvocato Franco Coppi non nasconde che il coordinatore dei servizi segreti «è molto soddisfatto», che «ci teneva al riconoscimento della correttezza del suo operato».
Ribaltato dunque il giudizio della Corte d’appello, che nel 2010 aveva condannato 27 imputati a complessivi 96 anni di carcere. De Gennaro e Mortola avevano scelto il rito abbreviato e per questo il loro processo è arrivato per primo a piazza Cavour.
Tutto è nato da un’indagine che si incrociava con quella per il blitz alla scuola Diaz, la notte del 21 luglio 2001, durante il G8 a Genova. Una notte di sangue e arresti. Interrogato dai magistrati, il questore Francesco Colucci disse di aver ricevuto l’ordine di mettersi in contatto con Roberto Sgalla, allora responsabile delle relazioni esterne della polizia. Che andò a dare un’occhiata alla Diaz, dove c’era una perquisizione.
Durante il processo, il 3 maggio 2007, Colucci ha cambiato versione: «Sgalla l’ho cercato io, nessuno mi ha detto di farlo». Ma ci sono una serie di intercettazioni tra Colucci e Mortola. Una in particolare. Diceva l’ex questore: «Ho parlato con il capo, devo fare marcia indietro». Il «capo» sarebbe stato De Gennaro. Ma il perno dell’accusa non ha convinto il gup, che in primo grado ha assolto.
Ieri il procuratore generale della Cassazione, Francesco Iacoviello, ha ricordato che al G8 di Genova «i fatti gravi sono stati ben altri»: la morte di Carlo Giuliani, i pestaggi. E senza esitazioni ha chiesto l’annullamento della sentenza d’appello. «Fa numerosi salti di corsia e non spiega per quale motivo sia rilevante la falsa testimonianza di De Gennaro ai fini di sviare il convincimento dei giudici.
Nel caso di Mortola poi, non si descrive nemmeno la condotta materiale contestata all’imputato». Laura Tarantini, avvocato di parte civile, dopo la requisitoria del Pg, ha commentato: «Surreale». E il legale di uno dei ragazzi pestati dagli agenti, Francesco Romeo, ha sottolineato: «Il problema della falsa testimonianza non è irrilevante perché incide sul processo per le violenze alla Diaz». La Cassazione, ma si saprà  con certezza solo col deposito delle motivazioni, ha ritenuto che i fatti attribuiti a De Gennaro e Mortola «non abbiano avuto portata offensiva». Per il padre di Carlo Giuliani, il signor Giuliano, «tutto questo ripropone ferite lancinanti». Ma soprattutto «dimostra che in Italia esiste una casta di intoccabili».


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