La salute per il Pd: «No tagli e ticket, riscrivere la legge 40»

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ROMA. Se il lavoro è una priorità , di certo non può essere messo in contrapposizione con la salute dei cittadini. E non solo a Taranto. Ecco che anche la salvaguardia del Sistema sanitario nazionale, soprattutto la difesa del suo carattere universalistico, entra tra i primi punti dell’agenda di governo del Pd. Se toccherà  a loro guidare il Paese, hanno garantito in conferenza stampa ieri alcuni candidati ed esponenti democratici che costituiscono una sorta di “task force sanitaria” del partito, lavoreranno a «una profonda riorganizzazione del sistema». Intervenendo anche «immediatamente sulla governance» e correggendo «alcune conseguenze negative nell’applicazione dei principi federalisti». L’urgenza però richiede di fermare quei nuovi ticket che dal 2014 graveranno sui bilanci delle famiglie come una nuova Imu e «i tagli lineari che stanno riducendo la qualità  dei servizi». Per farlo occorrono risorse. Dove le troveranno? «Si può tagliare sugli F35», azzarda – unico tra gli intervenuti – il senatore Ignazio Marino, presidente della commissione d’inchiesta sul Ssn, che si spinge anche a promettere «nuove leggi sulla fecondazione assistita e sul testamento biologico».
«L’incremento dei ticket – è l’analisi di Paolo Fontanelli, responsabile sanità  del Pd – oltre a gravare pesantemente sui redditi delle famiglie, sta provocando su molte prestazioni uno spostamento di risorse dal pubblico al privato, con l’effetto di aggravare i bilanci delle Asl». «Il tema dell’insostenibilità  del nostro Ssn introdotto fin dal Libro bianco del ministro berlusconiano Sacconi – aggiunge – è un falso». Il Ssn italiano infatti costa meno di quello di altri Paesi europei anche se il confronto sulla percentuale di Pil non regge, perché la nostra produzione, come si sa, è in calo. Ma «la filiera della salute, che impegna circa 700 mila addetti, è un pezzo importante del Pil», ricorda Amedeo Bianco, presidente dei medici Fnomceo e candidato al Senato in Sicilia. Inoltre, «quando si parla di salute, bisogna sostituire la parola “spesa” con “investimento”», aggiunge Marino che al primo posto tra le «grandi opere» mette le strutture ospedaliere («Il 28% dei 1066 ospedali è stato costruito prima del 1900, c’è da stupirsi che non siano crollati del tutto»). Una certezza: «Il Ssn deve essere coperto dalla fiscalità  generale». Piuttosto invece vanno uniformati i livelli assistenziali e la qualità  dei servizi. Per farlo, secondo Fontanelli, «non serve intervenire sul titolo V della Costituzione», ma va rivista l’intera impostazione dei piani di rientro e dei commissariamenti. Parallelamente, «va rafforzato il ruolo del ministero della Salute che deve recuperare un’effettiva capacità  di governo delle politiche sanitarie, in un rapporto di piena collaborazione istituzionale con le Regioni», come si legge nel programma del partito. Allo scopo, «vanno integrate le competenze dei vari istituti nazionali, l’Iss, l’Aifa, l’Agenas, in modo da accertare l’appropriatezza e la qualità  di servizi e prestazioni».
«Operazione trasparenza», prima di tutto, «per combattere sprechi, corruzione e per recuperare la fiducia dei cittadini». «È urgente – spiegano i democratici – un piano di rinnovamento strutturale e tecnologico degli ospedali, e passare dall’ospedale basato sul numero di posti letto e sulle diverse specialità , al principio dell’intensità  delle cure». Gli ospedali cioè «devono essere collegati tra loro attraverso reti di specialità  per evitare doppioni e ridondanze». Essenziale anche riorganizzare la rete territoriale puntando sulla prevenzione e abbandonando «l’idea del lavoro “solista” e di attesa, per realizzare il modello di medicina associata e di iniziativa». Una riforma necessaria, tanto più in un Paese in cui l’età  media della popolazione è sempre più elevata, come ricorda Annalisa Silvestro, presidente della Federazione nazionale collegi Ipasvi e candidata al Senato in Lombardia. Il partito di Bersani approfondisce particolarmente anche il tema della medicina difensiva. Per contrastare il fenomeno «occorre creare le condizioni affinché i medici prescrivano visite ed esami solo quando è opportuno; serve la tessera sanitaria digitale per ogni persona, in modo da poter verificare quali sono le terapie in corso e quelle passate ed evitare la duplicazione di esami già  eseguiti; deve essere introdotta una legge sul rischio clinico». È arrivato il momento di introdurre un sistema di assicurazioni, sviluppando il programma delle «”quattro A”: assicurazione, autorizzazione, accreditamento e accordi contrattuali (questi ultimi per le strutture private)», per tutelare i medici e risparmiare sulle richieste di risarcimento civile. A spiegarlo è il candidato senatore Amedeo Bianco che ha ammesso di non aver alcuna intenzione di dimettersi dalla presidenza della Federazione dei medici: «Qualora dovessi essere eletto, la questione verrà  posta in consiglio nazionale del Fnomceo, saranno loro a decidere».


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