I guerrieri del geranio “Così facciamo fiorire le nostre città  grigie”

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SONO di ogni età . C’è la mamma con il bambino, lo studente, il trentenne dall’animo green e il pensionato che non ne può più di vedere un mondo in grigio. Combattono con un fiore il degrado urbano. Hanno un annaffiatoio e una pianta sempre tra le mani. Sono i Guerrilla Gardening, pacifici combattenti metropolitani, in lotta contro la bruttezza delle città .
Si nascondono ovunque ed agiscono con azioni virali tramite gerani, dalie, tulipani, piante grasse ma anche salici e pioppi. In Italia, oggi, i gruppi di “giardinieri liberi d’assalto” sono circa sessanta. Nel resto del mondo centinaia di migliaia. Hanno un animo pacifico ma conducono regolari battaglie. La loro strategia non lascia nulla al caso: il guerriero del geranio individua un’area di verde degradata, contatta i possibili alleati tramite mail, sms e pagine Facebook. Quando il gruppo è al completo la missione può avere inizio. Di solito agiscono nella notte, un po’ per motivi logistici un po’ perché la loro è un’opera non autorizzata dai comuni delle città .
«L’impatto visivo è forte, dove prima c’era un’area di verde spelacchiato o una fioriera vuota spunta un’aiuola, un piccolo giardino, una coltivazione floreale» spiega Eleonora Prado, trent’anni, una dei fondatori del Guerrilla Gardening di Milano, «alcuni lasciano la firma, un cartello che segnala il nostro passaggio, altri agiscono in anonimato». Per farsi conoscere dai cittadini, ma anche per coordinarsi ufficialmente tra di loro, questo fine settimana hanno sdoganato la prima giornata del Guerrilla Gardening nazionale. «Vogliamo far fiorire l’Italia. In queste ore stiamo assistendo ad azioni continue, da Palermo a Milano, di riconquista degli spazi verdi delle città  a colpi di aiuole condivise e di giardini profumati», racconta la Prado, «un reportage, più tutte le foto e i video di questi due giorni di lotta nazionale, saranno esposti nella prima mostra sui Guerrilla Gardening in Italia». (Liceo Caravaggio di Milano, dal 4 novembre al 3 dicembre)
L’origine del movimento risale agli anni ‘70 quando una signora di nome Liz Christy, e il suo gruppo Green Guerrilla, trasformarono un lotto malridotto, dell’area Bowery Houston di New York, in un bel giardino fiorito. Da allora i seguaci hanno spopolato. A San Francisco si chiamano Victory Gardens, in Francia Jardin Partagé, a Torino Badili Badola, a Palermo i Giardinieri di Santa Rosalia e a Roma i Giardinieri Sovversivi. «Parte un tam tam prima delle azioni e ognuno ha un suo compito, chi dovrà  portare l’acqua, il terriccio o le piante», racconta la Prado, «chiunque è libero di unirsi a noi, basta portare un contributo verde, e poi le foto dell’opera vengono pubblicate sul sito. I cittadini di solito rispondono positivamente e alcune aziende di giardinaggio ci aiutano donandoci piante e consigli». Nella loro storia hanno già  scritto delle giornate memorabili come il primo maggio del 2000, quando i cugini inglesi organizzarono una manifestazione di massa davanti al Parlamento di Londra, o il primo luglio del 1996 quando in una sola notte più di mille guerrieri crearono un giardino in Danimarca. Non mancano neppure i guru, come l’inglese Richard Reynolds, e libri di testo ormai considerati guide ad una vita migliore.


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