La musica Emi a Universal-Vivendi per 1,4 miliardi

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NEW YORK – Michelle ma belle. Da oggi i Beatles parlano francese: e non solo in una delle canzoni più famose. L’inglese Emi cede ai nemici d’Oltremanica Vivendi, che controllano la Universal. La storica etichetta dei Beatles, e oggi dei Coldplay, esce dalla crisi in cui si era cacciata da quando era finita nelle mani di Guy Hands, il finanziere di Terra Firma che quattro anni fa si era indebitato per 4,2 miliardi di dollari con Citigroup. Ma la rinascita passa attraverso la divisione: Universal acquista la musica per 1,9 miliardi di dollari (1,4 miliardi di euro) mentre i diritti editoriali andranno alla Sony per 2,2 miliardi di dollari (1,7 miliardi di euro). Il prezzo totale è dunque di 4,2 miliardi di dollari. Ma che differenza c’è tra le due anime?
La divisione musica fa business vendendo dischi e lanciando gli artisti. La divisione editoriale con lo sfruttamento dei diritti: dalla pubblicità  ai film passando per i videogiochi. I conti sono dunque fatti: i diritti ormai valgono più della musica. Per questo i giapponesi pagano di più per una divisione più piccola ma che contiene canzoni che valgono un tesoro: da “New York New York” a “We Are the Champions” fino al tema di “James Bond”.
L’accordo dopo mesi di contrattazione è una sorpresa doppia. Perché nel mercato considerato in crisi gli osservatori erano convinti che gli americani di Citigroup dovessero accontentarsi di qualcosa in meno dei 4 miliardi richiesti – e invece hanno incassato di più. E poi perché i vincitori non sono quelli annunciati. Universal ha strappato la casa dei Beatles e dei Pink Floyd dalle mani della Warner mentre la Sony – con il piccolo aiuto degli amici della banca svizzera Ubs: un prestito da un miliardo di dollari – è riuscita ad avere la meglio sui tedeschi della Bmg controllata dall’editore Bertelsmann.
Il già  ristrettissimo club delle Quattro Grandi si riduce adesso a un Terzetto pigliatutto. Universal aveva già  la parte del big: il suo 27 per cento si rafforza col 9 la Emi. L’allungo stacca la numero due Sony: che intanto però ha rafforzato la sua presenza nei diritti editoriali aggiungendo i 1.400.000 titoli Emi ai suoi 750.000 titoli (che comprendevano tra l’altro già  le canzoni dei Beatles, acquistate a parte).
La crisi della Emi aveva provocato un terremoto musicale. Prima erano scappati i giovani Radiohead e poi i vecchi Rolling Stones, che essendo passati al nemico Universal oggi si ritroveranno ancora una volta accanto agli antichi rivali Beatles. «Rilanceremo gli investimenti che spettano a una compagnia come Emi» dice il capo di Universal, Lucian Grainge. Mentre la vittoria all’ultimora è un altro colpo per Howard Stringer, il capo della Sony che scommettendo sul mercato musicale in crisi acquistò tre anni fa il 50 per cento della controparte Bmg. Gli accordi devono adesso passare attraverso l’antitrust. Nell’attesa, in questo tourbillion di grandi artisti e di gloriosi marchi l’applauso più fragoroso l’hanno avuto i banchieri di Citigroup, premiati a Wall Street con un bel più 3.04 per cento: l’unica musica che qui conta.


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