«I nostri soldi vadano al Fmi»

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CANNES.  La scelta del palazzo del cinema sulla croisette di Cannes non potrebbe essere più adatta. Oggi, nel pieno del turbine della tempesta finanziaria nell’area euro, si apre il vertice dei capi di Stato e di governo delle venti economie più influenti del Pianeta. Con il presidente francese Nicolas Sarkozy padrone di casa, e già  proiettato nella corsa elettorale della primavera del 2012, il circo del G20 fronteggia la prova del nove.
Dalla sua nascita nel novembre 2008, proprio in seguito al tracollo della Lehamn Brothers, per rilanciare l’economia mondiale si sono succeduti cinque incontri al massimo livello. Eppure adesso siamo sull’orlo di una nuova recessione globale, non si sono adottate misure incisive per regolare la finanza internazionale e soprattutto affrontare le cause che hanno generato le crisi.
A differenza dei summit precedenti, l’agenda prevista a inizio anno da Sarkozy è stata stravolta in modo profondo dagli avvenimenti degli ultimi giorni in Europa. Difficilmente si andrà  oltre l’annuncio di misure poco rilevanti sulla definizione di un nuovo sistema monetario internazionale, sul problema della volatilità  dei prezzi e della speculazione nei mercati delle commodity, nonché sulla risoluzione strutturale degli squilibri economici mondiali. Senza ricordare che l’agenda di Doha dei negoziati commerciali internazionali è ormai lettera morta, mentre il nuovo piano di azione per lo sviluppo dei più poveri passa in secondo piano. Quella che doveva essere la nuova agenda della riforma del sistema internazionale torna ad essere un’affannosa gestione dell’emergenza della crisi europea, di fronte alla quale il G20 sembra essere impotente ed è improbabile che i membri non europei del club avanzeranno proposte risolutive.
Prima di arrivare a Cannes, Barack Obama ha messo in chiaro che il problema della crisi in Grecia e in Italia è europeo e va risolto dagli europei. D’altronde da Washington non hanno più nulla da offrire in «cash». Allo stesso tempo, questa volta il cavallo di battaglia americano della rivalutazione del renminbi cinese non potrà  essere brandito con forza, dal momento che negli ultimi mesi anche il Giappone e la Svizzera sono intervenuti sui tassi di cambio delle proprie divise per limitarne un apprezzamento rischioso. Insomma, Obama non oserà  mosse azzardate, né potrà  siglare patti troppo compromettenti, anche in vista della sua difficile rielezione tra un anno.
Sul fronte dei paesi emergenti, i cosiddetti Bric, sta emergendo un ricompattamento sulla posizione da tenere sulla crisi europea. Dopo aver sondato nell’ultimo mese la possibilità  di un intervento bilaterale in sostegno all’Europa, Cina e Brasile hanno prudentemente reindirizzato il tiro sulla richiesta che i propri fondi vadano al Fondo monetario internazionale, trovando il sostegno di Russia e India.
Per gli emergenti il passare per le stanze di Washington oggi offre maggiori opportunità  che in passato, sia per definire le condizioni da collegare a questi aiuti riducendo anche i rischi di perdite, sia per forzare una riforma autentica della governance dell’istituzione, acquisendo più potere di voto. La primavera scorsa l’arroganza europea aveva imposto ancora una volta un europeo alla guida del Fondo, arginando così l’avanzata dei Bric sulla scena politica mondiale, ma la nomina di Christine Lagarde potrebbe rivelarsi una vittoria di Pirro.
Ieri anche il presidente della Banca mondiale si è associato al coro di voci che chiedono che gli emergenti trasferiscano nuove risorse finanziarie alle istituzioni finanziarie internazionali. Ma per questo ci sarà  un prezzo da pagare. La Cina, alle prese con una ripresa dell’inflazione interna e la crescita di fenomeri speculativi, chiederà  che si smetta con le pressioni – per altro inefficaci – per la rivalutazione del renminbi e i brasiliani pretenderanno che il Fondo giochi un ruolo più forte proprio nell’armonizzazione dei tassi di cambio. A Cannes si riparlerà  di diritti speciali di prelievo – la moneta di riserva virtuale gestita dall’Fmi – e di allargamento a nuove divise del paniere di riferimento di questa moneta, ma i tempi non sono ancora maturi per veri cambiamenti. I venti personaggi del G20 sono ancora in cerca di un autore, che difficilmente comparirà  a Cannes.
*Crbm


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