“Italia, colpito il cuore dell’euro Roma deve rispettare gli impegni”

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parigi – «Se c’è un problema italiano, è il cuore dell’eurozona ad essere colpito»: l’Eliseo conferma e drammatizza quel che Angela Merkel e Nicolas Sarkozy hanno detto giovedì scorso a Mario Monti.
Ma il governo transalpino precisa anche che la riforma dei trattati europei è frutto di un’intesa a tre, Berlino-Parigi-Roma, e non di un diktat del tandem franco-tedesco. A poche ore dalla riapertura dei mercati, i più stretti collaboratori di Sarkozy danno il senso della drammaticità  di queste ore: si tratta di sostenere l’Italia e di costruire in tempi rapidissimi nuove regole per governare la zona euro. Sul primo punto, la presidenza non vuole lasciar dubbi: «L’impegno dei dirigenti francesi e tedeschi per sostenere l’Italia è fortissimo». Al nostro Paese spetta invece «fare quello per cui si è impegnato». E in questo momento, «gli impegni presi da Roma non sono messi in dubbio da nessuno», l’idea di un intervento dell’Fmi viene scartata. L’euro senza l’Italia è semplicemente inimmaginabile sulle rive della Senna: come nel 1998, quando venne lanciata la moneta unica, la Francia non potrebbe competere con un’Italia “dopata” dalle svalutazioni. Da qui l’assioma transalpino: senza Roma, l’euro non esiste più.
Per salvare la moneta unica, secondo la Welt am Sonntag, si dovrebbero fissare nuove regole da adottare attraverso la stessa procedura usata per Schengen, cioè evitando la lunghissima e incerta riforma dei trattati a 27. Di fronte al rigore nella gestione dei conti pubblici che ne deriverebbe, nella Bce ci sarebbe una maggioranza favorevole ad acquistare titoli pubblici per garantire liquidità  alle banche e mettere fine alla speculazione. All’Eliseo, però, si parla ancora di un trattato a 27 o perlomeno per la zona euro: «Escludere i paesi più fragili sarebbe assurdo, sono quelli da sorvegliare». Non sottoscrivere le nuove regole vorrebbe però dire uscire dall’euro e le prime aperture ufficiose sono arrivate da Olanda e Finlandia. Il nuovo patto, ha spiegato il ministro del Bilancio e portavoce del governo, Valérie Pécresse, sarebbe presentato da Francia, Germania e Italia: «Non è un patto a tre, ma un patto dei membri dell’eurozona per una nuova governance con veri regolatori, vere sanzioni, che dia davvero fiducia». I tre paesi vogliono essere «il motore di un’Europa che sia molto più integrata, molto più solida e con meccanismi di regolazione virtuosi, che consentano che non ci sia un imbroglione, che nessuno possa esentarsi dalle regole fissate». I francesi restano ancora vaghi sui meccanismi istituzionali. Smentiscono solo l’idea, avanzata ieri da un giornale, di conferire poteri sovranazionali alla Commissione: «Non è questo l’obiettivo e neanche la Germania l’ha chiesto». Si tratterebbe invece di trovare «gli strumenti per avere poteri più incisivi di Bruxelles per sorvegliare un paese come la Grecia». Questi poteri potrebbero essere esercitati dalla Commissione o dal Consiglio europeo su parere della Commissione. Mentre fa passi avanti il fondo europeo Salvastati Efsf che con le nuove regole operative in via di approvazione già  domani potrà  emettere fino a 20 miliardi al mese di bond con scadenze a 3, 6, e 12 mesi o garantire fino al 30% delle emissioni dei singoli paesi.
I contorni del nuovo patto restano ancora imprecisi su molti punti, è corsa contro il tempo per metterli a punto entro il consiglio europeo del 9 dicembre. Nicolas Sarkozy potrebbe tuttavia dare qualche indicazione giovedì a Tolone, dove terrà  un discorso interamente dedicato alla crisi europee


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