Confindustria: il 2012 sarà  nero

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«Siamo in recessione, ma l’Italia ce la può fare». La presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, lancia l’allarme sul presente e l’immediato futuro del nostro paese, illustrando i dati del Centro studi della sua associazione. Ma allo stesso tempo, gli industriali chiedono al governo Monti di proseguire nella via del risanamento dei conti pubblici intrapresa con la manovra. Sull’eurozona, secondo le imprese, cade «l’inverno della recessione» che «in Italia è iniziata prima e risulterà  più marcata». Confindustria prevede un vero e proprio crollo del Pil italiano, di ben 2 punti percentuali tra la scorsa estate e la prossima primavera. Le stime per il 2012 sono state tagliate dal +0,2% al -1,6%, quelle del 2011 da un +0,7% a un +0,5%.
Dovrebbe salire anche la disoccupazione, fino a toccare il 9%. Gli imprenditori giudicano «molto probabile che si attenui il reintegro delle persone in cassa integrazione, aumentino i licenziamenti, il tasso di disoccupazione salga più velocemente e raggiunga il 9% a fine 2012». Con altre 219 mila persone occupate in meno, il biennio 2012-2013 si chiuderà  con un calo di 800 mila posti rispetto all’avvio della crisi (fissato convenzionalmente a inizio 2008).
Un vero disastro, economico ma soprattutto sociale, che secondo il centro studi della Confindustria bisogna affrontare agendo sulla leva della crescita: «La manovra ha fatto un primo passo nella direzione della crescita – dicono gli esperti del centro studi delle imprese – Ne servono adesso altri su mercato del lavoro, ammortizzatori sociali, infrastrutture, costi della politica, semplificazioni amministrative, giustizia civile, istruzione e formazione, ricerca e innovazione, lotta all’evasione accompagnata dall’abbattimento delle aliquote».
Emma Marcegaglia va ancora più nel merito, giudicando la manovra Monti e chiedendo nuove misure per l’anno che verrà . La manovra «va approvata» così come viene presentata con il voto di fiducia, ha detto la presidente degli industriali. «Siamo di fronte a provvedimenti discutibili su alcuni punti di vista, ma certi sui saldi – ha aggiunto – È una manovra importante che ha dei limiti, ha una parte molto significativa di componenti sulle tasse, l’88,6% nel primo anno, ma è assolutamente indispensabile: non c’è discussione su questo».
Dunque Monti è promosso, ma agli industriali non è piaciuto il dietro-front sulle liberalizzazioni, con le lobbies dei tassisti e dei farmacisti che hanno impedito con le loro proteste di aprire i rispettivi mercati a un minimo di concorrenza: «Sono inaccettabili certe resistenze – ha detto Marcegaglia – In un momento come questo è inaccettabile che le famiglie e le imprese vengano colpite, mentre ci sono quelli che anche nelle situazioni più difficili alzano le barricate e la politica si inginocchia davanti a loro. Chiedo al governo di ripristinare le liberalizzazioni ipotizzate nel primo disegno su farmacie e tassisti». 
A chi le chiede se Confindustria intraveda la necessità  di nuove manovre correttive in primavera, Marcegaglia risponde: «Noi non la stimiamo. Ma per arrivare a questo – spiega – è necessario che gli spread e gli interessi sui titoli di Stato calino, altrimenti avremmo un aggravio della spesa per interessi». «L’Italia ha fatto la sua parte, adesso però anche l’Europa deve fare la sua – continua la presidente degli industriali – La G3ermania non può rimanere su posizioni di rigidità  parlando solo di austerità  e di conti pubblici: anche l’Europa è in recessione e deve tornare a crescere».
Infine la Confindustria difende la riforma delle pensioni e chiede, dall’altro lato, che appena possibile si torni a far scendere la pressione fiscale. Siamo stati convinti sostenitori della riforma molto forte prevista dalla manovra perché il costo delle pensioni era del 2,5% di Pil superiore alla media Ue e un intervento andava fatto: certamente porta sacrifici per i lavoratori che dovranno prolungare l’attività  in certi casi anche di 6 anni in più, ma porta costi significativi anche alle imprese. Ora non ne vogliamo più parlare, abbiamo così il sistema più avanzato d’Europa».
«La pressione fiscale non è più sostenibile – ha concluso Marcegaglia – Siamo al livello record del 45,5% nel 2012, ma stimiamo che quella effettiva sia al 54%. Non è una reggibile nè per i lavoratori nè per le imprese. Nei prossimi mesi ci dovrà  essere un taglio della spesa pubblica che assieme alla lotta all’evasione dirotti le risorse a un taglio della pressione fiscale». IL PIL A PRECIPIZIO
Il centro studi Confindustria ha tagliato le stime per il 2012: dal +0,2% precedente si passa a un negativissimo -1,6%. L’Italia è in recessione


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