Dai negozianti ai professionisti tutti gli interessi delle lobby corporative

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Non sono come un partito, ma quando serve le lobby che proteggono interessi economici e sociali pesano di più e funzionano molto meglio. Lo si è visto in questi giorni, da come hanno assaltato la diligenza della manovra del governo. C’è chi conta per il numero. Come i commercianti, forti di un milione e 700mila esercizi: con i familiari e i dipendenti si tratta di un bacino di almeno 5 milioni di persone. Chi per il peso politico, come gli ordini professionali i cui iscritti sono presenti in massa in Parlamento (gli avvocati più di tutti). E chi per il peso economico. Come i concessionari autostradali: soltanto il numero uno del settore – il gruppo Atlantia della famiglia Benetton – ha un fatturato grazie ai pedaggi pari a oltre 3 miliardi all’anno. Stessa cifra che muovono i farmaci di classe C (quelli con obbligo di ricetta) e che finiscono nelle casse delle 17mila farmacie. Non a caso, i concessionari sono riusciti a far slittare la riforma che vuole il passaggio delle competenze sulle Autostrade (e relative tariffe) a una Authority indipendente dei trasporti. Mentre la lobby dei farmacisti deve ringraziare un colpo di mano notturno in Commissione, orario e sede lontano dai riflettori della stampa e dell’opinione pubblica.


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