L’uomo che salvò la «Resurrezione» Trovati i diari dell’eroe inglese

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SANSEPOLCRO (Arezzo) — La storia, una favola a lieto fine nello scenario oscuro della guerra, lungo un orizzonte spazio-temporale inquieto. La sorte ha legato un capolavoro del Rinascimento firmato da Piero della Francesca a quella di un ufficiale inglese operativo in Toscana durante la seconda guerra mondiale. Così Sansepolcro, in provincia di Arezzo, si unisce a Cape Town in Sudafrica; Londra a Montecassino. E dal 1925 (data di pubblicazione di un saggio di Aldous Huxley fondamentale per l’epilogo della vicenda) si corre al 1944 e poi ancora a quest’ultimo Natale i giorni della scoperta dei «diari segreti» di Tony Clarke capitano inglese, un eroe non solo a servizio dell’esercito di Sua Maestà  ma anche e soprattutto angelo protettore della cultura e dell’arte. Perché fu lui, sfidando la corte marziale e gli agguati nazifascisti, a decidere di non ottemperare agli ordini di cannoneggiamento di Sansepolcro, raccontando via radio al suo quartier generale e al suo comandante di non vedere né truppe tedesche né obiettivi sensibili da annientare, quando in realtà  i nazifascisti si annidavano ancora nella cittadina toscana, terra natale di Piero della Francesca, e si stavano ritirando armati sino ai denti pronti alla strage e all’eccidio. Il motivo del non bombardamento? L’ufficiale, uomo colto (nel dopoguerra avrebbe fondato la libreria più importante del Sudafrica) e innamorato del Bello in tutte le sue manifestazioni, si ricordava di un aver letto in un libro di Aldous Huxley che in quella cittadina, Sansepolcro appunto, si trovava la Resurrezione, «il miglior dipinto al mondo». La Resurrezione non è soltanto un capolavoro, conservato nell’antico edificio comunale oggi museo, ma uno dei simboli dei viaggiatori inglesi che nell’Ottocento riscoprirono i tesori di Piero. E soprattutto quel Cristo «dotato di una terrificante e non terrena maestà  nei grandi occhi fissi nel vuoto e nei tratti del viso malgrado ciò distesi», come scrisse Austin Henry Layard in un articolo che spinse molti artisti anglosassoni a fare pellegrinaggio in quel tratto di Toscana allora sconosciuto e oscurato dai tesori di Firenze e di Siena.
La storia è conosciuta da tempo e dopo la sua morte, avvenuta nel 1980, al capitano Clarke Sansepolcro ha dedicato una strada. La novità  è il ritrovamento, da parte di  Tim Butcher, un giornalista della Bbc, di lettere, foto, appunti e veri e propri diari di Tony Clarke che documentano quella vicenda e la fissano nel libro indelebile della storia. Un ritrovamento eccezionale, per gli esperti, che una volta per tutte cancella qualche ombra sulla vicenda ritenuta da alcuni leggendaria. Insomma, non ci fu alcuna esagerazione e il capitano Clarke salvò con grande coraggio i capolavori di Sansepolcro e la Resurrezione. Mettendo anche a repentaglio la propria vita e quella dei suoi uomini.
Una notizia a Sansepolcro è stata accolta come un regalo di Natale. «Tra pochi giorni festeggeremo il nuovo anno — dice il sindaco Daniela Frullani — e anche i mille anni della fondazione della città , e i diari di Clarke faranno parte dei festeggiamenti. Chiederemo alla famiglia di questo glorioso inglese di venire a Sansepolcro e raccontare tutti i particolari di questa novella moderna. E, se ce lo consentiranno, conserveremo qualche sua lettera accanto al capolavoro di Piero della Francesca che lui ha salvato dalla barbarie della guerra».
La storia del capitano Clarke potrebbe diventare anche una pièce teatrale utilizzando le foto e le lettere ritrovate dal giornalista della Bbc proprio nella libreria di Cape Town appartenuta all’ex ufficiale britannico. Inoltre proprio a Cape Town sono state trovate lettere dedicate al bombardamento dell’abbazia di Montecassino: Tony non vi partecipò, ma vide quelle macerie e ne rimase sconvolto. E forse fu proprio quella visione a dargli il coraggio a decidere la disobbedienza più sublime di un ordine militare.


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