NELLA LOTTA AL DEBITO I GOVERNI SONO SOLI

Loading

Il Governatore della Banca di Francia ha dichiarato che la Gran Bretagna, non il suo Paese, dovrebbe perdere la Tripla-A: nel 2012, il deficit pubblico inglese sarà  il 7% del Pil e il disavanzo primario il 4%; il doppio della Francia. Eppure i tassi a 10 anni dei Gilt (1,9%) sono di poco superiori ai tedeschi, ma quasi la metà  dei francesi (3,1%). 
Spesso sentiamo considerazioni analoghe nel confronto tra Italia e Spagna. Entrambi i paesi hanno intrapreso un serio programma di austerità , ma mentre l’Italia nel 2012 avrà  un saldo primario di circa il 3% del Pil, quello spagnolo sarà  in deficit del 3%. Eppure, lo spread tra Btp e Bonos decennali è di ben 200 punti a sfavore dell’Italia. Come è possibile? 
Senza moneta unica, il debito pubblico di un Paese è prevalentemente un affare dei suoi cittadini, che ne sopportano per intero il rischio: se non è più sostenibile, il Governo aumenta le tasse, o ne riduce il valore facendo crescere l’inflazione. Gli investitori stranieri sanno di rischiare la svalutazione del cambio, quindi esigono un premio: infatti, la stragrande maggioranza del debito pubblico dei Paesi dotati di moneta propria è detenuto dai residenti (gli Usa sono un caso a sè). L’euro, eliminando rischio di cambio e di inflazione/svalutazione, ha permesso ai Paesi più indebitati di collocare facilmente i propri titoli nei portafogli di tutti i risparmiatori dell’Eurozona, senza pagare un premio. La crisi greca ha portato alla luce questo difetto di fabbricazione della moneta unica: è riemerso il rischio e gli investitori hanno cominciato a rifugiarsi ciascuno nel debito di casa propria. 
La crisi colpisce dunque i paesi in proporzione alla dimensione dello stock di debito, e alla quota in mani straniere. Grecia, Portogallo e Irlanda, i più colpiti, sono anche quelli con le maggiori quote di debito all’estero: 65%, 63% e 83%, rispettivamente. Mentre per la Gran Bretagna la quota è solo del 6%, proprio perché il rischio sterlina, a differenza della moneta unica, ha limitato gli investimenti stranieri nei Gilt. La proporzione italiana è circa 40%, e si somma a un debito ingente.
Che sia lo stock di debito a contare, adesso, lo dimostrano proprio i confronti Italia-Spagna, e Francia-Gran Bretagna. L’Italia ha meno deficit ma molto più debito della Spagna: 121% del Pil contro 70% nel 2012 (o 101% e 59% il debito netto secondo il Fondo Monetario). Idem per la Gran Bretagna: deficit molto più alto di quello francese, ma un debito inferiore (85% contro 90%, o, netto, 77% contro 84%).
La crisi attuale origina da un grande riaggiustamento di portafoglio: nell’Eurozona, gli investitori vendono il debito degli altri Paesi, a favore del proprio. Chi ha più approfittato dell’euro per collocare il debito pubblico all’estero, come l’Italia, oggi soffre di più. Chi, come la Gran Bretagna, non ha scelto la moneta unica, non viene toccato. Per i Paesi più indebitati, come l’Italia, ci vorranno anni per dimostrare di essere credibili quanto la Germania, e rendere il loro debito “privo di rischio” agli occhi degli stranieri. E anni per riparare i vizi d’origine dell’euro. Lo “spread”, quindi, non può essere usato come indice istantaneo di affidabilità  della politica economica. La crisi andrà  avanti finché la gran parte del debito pubblico oggi all’estero sarà  tornato a casa. A quel punto, l’eventuale rischio di default sarà  nuovamente sulle spalle unicamente dei cittadini. Come prima dell’euro. A meno che la Germania non estenda esplicitamente la propria garanzia al debito di tutti i partner europei, rendendolo nuovamente privo di rischio, o la Bce non compri tutti i titoli di Stato che gli stranieri non vogliono. 
Finanziare le banche illimitatamente, come sta facendo la Bce, perché sostengano il mercato del debito dei rispettivi paesi non fa che accentuare la crisi, perché scarica il rischio insolvenza dei vari Stati sui loro sistemi bancari, aggravando la contrazione del credito alla vigilia di una recessione che si preannuncia già  grave.


Related Articles

Ex Ilva. Le aziende dell’indotto protestano: Mittal paghi le fatture

Loading

Manifestazione all’acciaieria. Le imprese vantano crediti per circa 60 milioni e minacciano licenziamenti.

Frenata cinese e accordo con l’Iran il crollo del petrolio arriverà al 2017

Loading

Il prezzo del greggio Usa in un anno è sceso fino a quasi 40 dollari al barile, mentre l’europeo Brent è a quota 50

Tagli e risparmi per 33 miliardi così la spending review delle famiglie

Loading

Conti domestici difficili: in un anno il potere d’acquisto è crollato del 4,1%, la spesa per il cibo si è ridotta dell’1,5%. Con le “finanziarie fai da te” meno benzina e gasolio auto per 6 miliardi, chiamate per 1 e compravendite immobiliari per 18. La recessione I consumi. Le forbici degli italiani su casa, carburanti, regali e telefonate

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment