“Sulla cava mi ha autorizzato il governatore” e le banconote da 500 diventano “Big Babol”

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BRESCIA – Le mazzette da 500 euro erano le “Big Babol”. A coniare la curiosa e finora inedita definizione – perfetta per una tangente: gustosa, morbida ma collosa come le gomme americane – è Rocca Orietta Pace, la moglie di Pierluca Locatelli. È uno dei tanti passaggi contenuti nelle intercettazioni telefoniche e ambientali raccolte negli atti dell’indagine bresciana.
LO SCAMBIO IN AUTOSTRADA
Il 26 settembre 2011: Locatelli si incontra con il dirigente dell’Arpa Giuseppe Rotondaro a Capriate San Gervasio. Appena dopo il casello autostradale della A4. A bordo dell’Audi Q7 dell’imprenditore bergamasco, oltre alla moglie, ci sono 100 mila euro in contanti. Anzi, in «Big Babol». La donna è preoccupata. «Dove li hai messi?… ». Risposta del marito. «Sono qua, ne ho centodieci da dargli, dieci li ho dimenticati ma glieli porterò in settimana… Dai, ansiolitica…». «Non c’è nemmeno la Finanza, qua fuori, che fuori dai caselli è facile trovarla…». Arriva, su un’altra Audi, Rotondaro. Dice Locatelli alla consorte: «Questo oltre a essere il portavoce di… Nicoli, è anche il vicedirettore generale dell’Arpa…». Il funzionario pubblico sale in macchina. Seguono presentazioni. «È colpa mia mi sono dimenticato i tuoi dieci», si giustifica Locatelli. È la parte di tangente che spetta, secondo quanto ricostruito dai pm, a Rotondaro. La cui prima missione è quella di fare da cerniera con Nicoli Cristiani.
I CENTODIECIMILA, MENO DIECI
«Non ci sono problemi – risponde l’uomo Arpa – quando vuoi tu…». Locatelli precisa la provenienza dei soldi. «Ehhh… cinquanta li diamo noi. Sessanta te li do io! O no? la differenza sempre con questi». Interviene Orietta Rocca, rivolta a Rotondaro. «stai… stai parlando dei Big Babol»? «Eh sì, Per me non ti preoccupare, quando vuoi», ribadisce il suo interlocutore. Al centro della trattativa, ormai chiusa a buon fine, c’è la benedetta (per Locatelli) Aia (autorizzazione integrata ambientale), necessaria per sbloccare la cava-discarica di Cremona. L’imprenditore bergamasco sa di avere in mano un vero jolly. «Rotondaro ha il potere vero… lui… quella gente lì sono capaci anche di… dare le botte da sopra, con Formigoni e tutto, però se i funzionari non lo fanno, non puoi mica obbligarli eh»: è il ritratto del suo «gancio» disegnato da Locatelli. Nelle carte c’è un altro passaggio, delicato, nel quale viene tirato in ballo il presidente della Lombardia. Ne parla Nicoli Cristiani con Rotondaro, il 14 gennaio 2011. Gli riferisce di «essersi mosso su quella partita là », in relazione alla quale «Formiga mi ha autorizzato a parlarne con Alli». (Alli, ritengono gli investigatori, è Paolo Alli, il potente sottosegretario del Governatore lombardo per l’attuazione del programma regionale).
IL PONY EXPRESS
Nel sistema di mazzette ognuno sa perfettamente qual è il suo ruolo. Il solito Rotondaro di se stesso dice «io sono il pony express», colui che consegna la tangente, i 100 mila euro destinati a Nicoli Cristiani. Quelli passati di mano i mano sui sedili della Audi Q7 di Locatelli (difeso dai legali Roberto Bruni e Vanni Barzellotti). La cena della consegna con Nicoli – sono presenti tutti e tre, Locatelli, Rotondaro e il vicepresidente della Regione, avviene al ristorante da Berti, del quale lo stesso Nicoli si lamenta di avere dovuto «pagare un conto da tremila euro, ma mica ci sono problemi sai…».
I RIFIUTI DA SPOSTARE
Altro spaccato è quello che riguarda il traffico di rifiuti illeciti, e cioè il binario lungo il quale si dipana tutta la storia e l’attività  di Locatelli. Ci sono scorie e scorie. Per non farsi scoprire, Locatelli e i suoi uomini hanno elaborato un sistema semplice ma efficace. Tenere sempre un mucchio di rifiuti «puliti», «regolari», da mostrare ai funzionari dell’Arpa e della Provincia di Bergamo in caso di controlli. «O prendiamo il mucchio dietro il numero quattro e lo buttiamo lì davanti… ma mi girano i coglioni a continuare a spostare questo materiale…», dice l’imprenditore parlando con Walter Rocca. «Adesso come adesso uno straccio di mucchio ce l’ho qua… uno scarto…». Che si tratti di roba illegale lo sanno perfettamente gli asfaltatori-smaltitori. Locatelli si confida con Oldrati. «…non sa che quella roba lì non è legale, è tirata per i capelli. Sono miscele di marmo resine, mischiate col… con l’inerte. Ma va bene…».


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