Salve le pensioni sino a 1400 euro

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ROMA — Rivalutazione di tutte le pensioni fino a 1.400 euro al mese, uno scalino più morbido per le uscite anticipate di chi avrebbe avuto i requisiti pre-riforma nel 2012, alleggerimento dell’Ici sulla prima casa in funzione del numero di figli conviventi, ma anche un prelievo del 15% sulle pensioni d’oro, più tasse sui capitali scudati, sugli immobili e le attività  finanziarie all’estero, sugli estratti conto annuali dei depositi bancari oltre i 5 mila euro. Queste le principali modifiche apportate ieri sera al decreto per la correzione dei conti pubblici con un emendamento del governo che contiene, a sorpresa, una vera e propria bomba, con lo stop ai doppi incarichi di magistrati e consiglieri di Stato e il tetto allo stipendio dei dipendenti pubblici a 260-270 mila euro l’anno.
L’emendamento presentato ieri sera dall’esecutivo alla commissione Bilancio della Camera, concordato con la maggioranza grazie al «ponte» con i partiti assicurato dai due relatori, Maurizio Leo (Pdl) e Pierpaolo Baretta (Pd), sposta circa 2 miliardi sui 33 complessivi della manovra. Si alleggerisce la stretta sulle pensioni e la tassa sulla prima casa, mentre vengono inasprite quelle sui grandi patrimoni, con la revisione completa della nuova imposta sui capitali scudati, che non sarà  più una tantum, ma strutturale.
Salvo l’80% delle pensioni
Le pensioni di importo inferiore ai 1.400 euro avranno, il prossimo gennaio, la rivalutazione piena rispetto all’inflazione per il 2011. Di fatto vengono «salvati» quasi l’80% degli assegni previdenziali corrisposti dall’Inps. Per il 2012 e il 2013, invece, a essere ritoccate per tener conto dell’inflazione saranno solo le pensioni inferiori a 2 volte il minimo, cioè 935 euro mensili, come previsto inizialmente dal decreto anche per l’anno in corso. I fondi vengono trovati con il prelievo straordinario del 15% sulle pensioni di importo superiore ai 200 mila euro annui lordi, che tra Inps e Inpdap dovrebbero essere più o meno 2.500.
L’emendamento interviene anche sui requisiti per le pensioni anticipate, che vengono addolciti per chi era quasi pronto a lasciare il lavoro e avrebbe subito un allungamento dei tempi eccessivo. Così, in «via eccezionale», i lavoratori dipendenti del settore privato che matureranno i requisiti nel 2012 secondo le vecchie regole potranno andare in pensione anche con 35 anni di contributi e 64 anni di età . C’è una limatura anche per rendere meno traumatico l’aumento dell’età  per la pensione di vecchiaia delle donne: possono ancora uscire a 60 anni se entro fine 2012 maturano un’anzianità  contributiva di almeno 20 anni.
Chi andrà  in pensione prima dei 62 anni avrà  poi una riduzione percentuale pari a 1 punto, e non più 2, dell’assegno del primo anno di pensione anticipata rispetto ai 62 anni, che torna a 2 punti «per ogni ulteriore anno di anticipo rispetto ai due anni». Aumenta ancora, invece, l’aliquota contributiva per i lavoratori autonomi. Da gennaio scatta un aumento dell’1,3% (doveva essere lo 0,3%) , per salire dello 0,45% l’anno e arrivare all’aliquota a regime del 24% (non più del 22%) nel 2018.
Ecco l’Ici formato famiglia
Arriva una sorta di quoziente familiare per il pagamento della nuova imposta municipale sugli immobili che rappresentano la casa di abitazione. Ferma restando l’aliquota (0,4% sul valore catastale, dato dalla rendita rivalutata e moltiplicata per 160), viene ridotta la detrazione forfettaria, da 200 a 170 euro, ma viene introdotta una nuova detrazione specifica per i figli. Per ciascuno di essi, convivente e di età  fino a 26 anni, sarà  infatti concesso un bonus di 50 euro, per un massimo di 200 euro, a prescindere dal reddito. Rispetto alla vecchia versione del decreto, in buona sostanza, l’Imu sulla prima casa sarà  più incisiva per i single e le coppie senza figli, ma molto più leggera per le famiglie numerose.
Tasse su titoli e case all’estero
Dopo l’obbligo di dichiararne il possesso nella denuncia dei redditi introdotto l’anno scorso, la tassazione delle case all’estero era solo questione di tempo. E puntualmente arriva con il decreto Monti: dal 2012 bisognerà  infatti pagare un’imposta dello 0,76% (lo stesso identico livello dell’aliquota Imu su seconde e terze case) a prescindere dal fatto che producano reddito o meno. La tassa si paga sul valore degli immobili determinato dal «costo che risulta dall’atto di acquisto o, in mancanza, secondo il valore di mercato». Ai proprietari verrà  riconosciuto un credito d’imposta pari al valore di eventuali tasse patrimoniali pagate nel Paese estero. Il gettito atteso è di 98 milioni di euro l’anno.
Dal 2011 scatta anche un’imposta sulle attività  finanziarie detenute oltreconfine pari allo 0,1% del valore per il biennio 2011-2012 e allo 0,15% a partire dal 2013. Ovviamente si tratta di capitali già  conosciuti al Fisco italiano (la relazione tecnica allegata all’emendamento del governo, sulla base delle dichiarazioni dei redditi 2011, li quantifica in 13,4 miliardi di euro) e anche in questo caso è previsto un credito d’imposta se la patrimoniale fosse stata già  pagata all’estero. Il maggior incasso previsto è molto limitato, si parla di 9 milioni di euro sul 2011-12 e di poco più di 13 nel 2013.
Scudo fiscale, tasse permanenti
Con l’emendamento il governo ha completamente riscritto le norme che introducevano una tassazione aggiuntiva sui capitali detenuti all’estero e regolarizzati grazie alle varie versioni dello scudo fiscale. L’imposta, da «una tantum», diventa permanente e sarà  pari all’1% per il 2012 ed il 2013 e allo 0,4% dal 2014. A differenza della prima versione, la nuova tassa sui capitali scudati colpisce anche le somme rientrate e poi prelevate dai conti di deposito. In questo caso il prelievo è una tantum e riguarda il 2012, con un’imposta straordinaria dell’1%. Il nuovo meccanismo fiscale, secondo la relazione tecnica, garantisce un maggior gettito annuo di 366 milioni di euro rispetto alla precedente versione della norma: dalle nuove tasse sui capitali scudati, in tutto, arriveranno 1,4 miliardi di euro nel 2012 e 2013 e quasi 600 milioni l’anno successivo.
Estratti conto più cari
Gli ultimi ritocchi dell’esecutivo e della maggioranza alla manovra che dovrebbe assicurare il pareggio di bilancio nel 2013 prevedono anche una modifica delle imposte di bollo sugli estratti conto annuali di conti correnti bancari. Saranno decisamente più care sui rapporti bancari intestati alle società  e sulle attività  finanziarie, per le quali salta, dal 2013, il tetto di 1.200 euro inizialmente previsto dal decreto che aveva istituito un prelievo dello 0,15%, mentre verranno abolite per alcune categorie di correntisti. Il bollo sugli estratti conto annuale per le persone giuridiche sale infatti da 73,8 a 100 euro, con un aumento di 26,2 euro. L’imposta di bollo resta ferma a 34 euro per gli estratti sui conti correnti ed i libretti di risparmio che hanno una giacenza media superiore ai 5 mila euro, ma sparirà  del tutto per i conti di deposito con giacenze inferiori a quella cifra. «Se facciamo la lotta all’evasione con i limiti all’uso del contante, e chiediamo alle banche di non applicare le commissioni, quest’imposta di bollo non possiamo mantenerla» ha spiegato il sottosegretario all’Economia, Vieri Ceriani.
La scure sui doppi incarichi
In silenzio, tra le decine di commi modificati, l’emendamento porta in dote alla manovra anche una nuova norma che rischia di essere pesantissima per alcuni grand commis di Stato. D’accordo con il governo, il Pd e il Pdl, i due relatori, Leo e Baretta, hanno fatto introdurre nel testo dell’emendamento anche il tetto allo stipendio di chiunque abbia rapporti di lavoro con lo Stato e soprattutto il divieto dei doppi incarichi remunerati, nell’amministrazione pubblica, per i magistrati e i consiglieri di Stato. Gli stipendi non potranno essere superiori a quelli del primo presidente di sezione della Cassazione, che significa comunque un bell’assegno da 260-270 mila euro l’anno. E nel tetto andranno computati, cumulandoli, tutti i compensi ricevuti, anche quelli derivanti da più incarichi ricevuti nel corso dell’anno. La vera batosta, però, è il nuovo regime cui vengono sottoposti i magistrati ordinari, amministrativi, militari e contabili, nonché gli avvocati e i procuratori dello Stato: non potranno ricevere, a titolo di retribuzione o di indennità  per l’ulteriore incarico ricoperto nella pubblica amministrazione, ma anche soltanto per il rimborso delle spese, più del 25 per cento dell’ammontare complessivo del trattamento economico percepito dall’amministrazione di appartenenza.
Liberalizzazioni ok, non per i taxi
Sembrava dovessero allontanarsi, ma con un colpo di reni il governo sembra aver respinto, proprio all’ultimo minuto, l’assalto delle lobby. Le liberalizzazioni scatteranno come previsto dal primo gennaio dell’anno prossimo, senza dover attendere un provvedimento ad hoc. Via libera, dunque, alla libertà  di vendita dei farmaci di fascia «c» nelle parafarmacie, così come è confermato l’allentamento delle normative sugli orari di apertura degli esercizi commerciali e sulle professioni. L’unico settore che è riuscito a scampare alla tagliola del governo è quello dei taxi: per loro, la liberalizzazione del servizio è rinviata al 2013.
I fondi per l’editoria
I relatori Baretta e Leo hanno presentato un emendamento che aggiunge la voce «interventi di sostegno all’editoria e al pluralismo dell’informazione» nell’elenco dei beneficiari di un fondo della legge di stabilità  2012 che era stato incrementato di 1,14 miliardi.


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