Avanti divisi per salvare l’Unione

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La zona euro non è per nulla uscita dalla crisi, nessuno vede ancora la luce alla fine del tunnel e i primi sei mesi di quest’anno sono ad alto rischio, per l’arrivo a scadenza di centinaia di miliardi di debito pubblico. Le situazioni dei paesi della zona euro restano molto distanti tra loro, tra un ritorno dell’allarme di un possibile fallimento della Grecia e la Germania, che ieri ha piazzato del debito pubblico a tassi negativi. Gli incontri tra capi di stato e di governo europei si moltiplicano. Domani, Mario Monti sarà  a Berlino, mentre oggi da Angela Merkel ci sarà  Christine Lagarde, direttrice dell’Fmi. Il 18, il primo ministro italiano andrà  a Londra da David Cameron. Il 20 Monti riceverà  a Roma Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, nella speranza di una conferma del ruolo dell’Italia in Europa, recuperato dopo la lunga assenza degli anni berlusconiani.
Il 23 è prevista la riunione dei ministri delle finanze a Bruxelles, dove Francia e Germania dovranno precisare i contorni della futura tassa sulle transazioni finanziarie in Europa (o nella sola zona euro, vista l’ostilità  della Gran Bretagna). Il 30 gennaio c’è il vertice a Bruxelles dei capi di stato e di governo, che oltre alla versione europea della Tobin tax, dovrebbero finalmente discutere di rilancio dell’occupazione. Ieri, a Berlino, Sarkozy e Merkel hanno accelerato sui tempi: prevedono che il nuovo trattato intergovernativo, che «incide nel marmo» le regole di bilancio in equilibrio degli stati, dovrà  essere firmato all’inizio di marzo (da 26 su 27 paesi Ue, Gran Bretagna esclusa), per entrare in vigore a metà  dell’anno.
Ma questa tabella di marcia nasconde le solite incertezze e divisioni. L’esempio della tassa sulle transazioni finanziarie è emblematico. Sarkozy, per ragioni elettorali – tra poco più di 100 giorni c’è il primo turno delle presidenziali, dove tutto sembra possibile – ha affermato che la Francia applicherà  da sola la tassa, anche se gli altri non seguiranno. Merkel ha riaffermato ieri che la Germania accetta di studiare la possibilità  di questa tassa, ma come l’Italia, pensa che debba essere europea per essere efficace e possibile. Nel governo tedesco, i liberali sono contrari. A livello europeo, la presidenza danese non ha neppure inserito questa questione nell’agenda della riunione dei ministri delle finanze del 23. Ma Sarkozy ha fretta e vuole delle azioni ad effetto. Nei fatti, la famosa tassa, applicata dalla sola Francia, potrebbe sgonfiarsi e ridursi alla reintroduzione del «bollo» sulle operazioni di Borsa, che Christine Lagarde, quando era ministra delle finanze, aveva abolito nel 2007, all’inizio della presidenza Sarkozy.
La piccola tassa potrebbe conciliare anche i britannici, che applicano un’imposta simile. Come dire, tanto rumore per nulla, come denuncia l’opposizione in Francia. Sempre in Francia, Sarkozy pensa di introdurre l’ «Iva sociale» prima delle presidenziali: si tratta di un aumento dell’Iva sui prodotti importati per poter ridurre i contributi, solo padronali, sul lavoro in Francia. Secondo gli economisti, un intervento derisorio per quanto riguarda gli effetti sul costo del lavoro e l’obiettivo di far «comprare francese», diventato uno degli slogan elettorali più gettonati, a destra ma anche a sinistra.
Merkel e Sarkozy vogliono anticipare la firma del Patto di bilancio e anche la definizione più precisa del Mes, il Meccanismo di stabilità  che sostituirà  a breve il Fesf (il fondo salva-stati). Il presidente francese e la cancelliera tedesca hanno cercato di mostrare un fronte unito, malgrado le tensioni. L’obiettivo è evitare il crollo della zona euro, che continua a navigare in acque molto agitate. Merkel ha ribadito che la Grecia non sarà  abbandonata, a condizione che il governo imponga il risanamento. L’Fmi ha sempre più dubbi sulla Grecia e oggi Lagarde è a Berlino per discutere del problema. Le banche puntano i piedi ad accettare l’hair cut del 50% e per questo Merkel ha sottolineato che la Grecia resta «un’eccezione». Le banche mettono i soldi al riparo nelle casse della Bce, invece di finanziare l’economia reale. Per Sarkozy, il rilancio dell’occupazione è ormai «la priorità ». Ma per Merkel resta solo «il secondo pilastro», dopo la disciplina di bilancio.


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