Camusso: sul lavoro il governo ancora non ci ha detto nulla

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«La manovra sulle pensioni è iniqua e va cambiata». Non ha usato giri di parole Susanna Camusso, ieri, per esprimere ancora una volta la sua posizione sulla più importante delle riforme volute dal governo Monti. L’occasione è stata offerta dalla manifestazione interregionale «Non pieghiamo i diritti, lavoriamo per crescere» organizzata dalle sette sigle regionali del Nord della Cgil al Forum di Assaso, alle porte di Milano. La Camusso ha parlato di diversi argomenti, spaziando dalle pensioni alla Fiat, da camionisti in sciopero al futuro del Paese.
«COSàŒ NON VA»
Per quanto riguarda le pensioni, il segretario ha ribadito che «l’attuale riforma così non la si regge, perché non la regge il mercato del lavoro e non la reggono i lavoratori. Noi siamo disposti a ragionare su come si possa garantire una pensione ai giovani, ma non su come si possa fare cassa su quanto già  versato dai lavoratori e sulle loro aspettative». «Se fossimo stati di fronte all’idea che si cambiava qualcosa per garantire ai giovani la pensione ha aggiunto tutti noi avremmo detto sì e saremmo stati disposti a fare un sacrificio. Ciò che invece rende iniqua e insopportabile la manovra è che si tolgono i diritti a chi li ha oggi senza dare prospettive ai giovani. Il vero obiettivo sottostante è l’idea che ognuno debba fare la propria polizza privata e non c’è più il senso e il senno di un sistema che è solidale al suo interno».
Per quanto riguarda la riforma del lavoro, il segretario in mattinata, via facebook e twitter, aveva ricordato come «la priorità  del sindacato sia quella di ricomporre il mercato del lavoro, superare la precarietà  e offrire una prospettiva a tuti quelli che sono fuori dal mercato del lavoro. Se vogliono ridurre i diritti dei lavoratori, sarà  un nuovo conflitto». Dal palco della manifestazione invece la Camusso ha invitato il governo a varare «la fase due, che deve essere qui ed ora e non quando verrà . Devono domandarsi come si rimettono in moto gli investimenti perché altrimenti non si crea lavoro».
Il segretario poi ha parlato della situazione della Fiat: «Ci dicano una volta per tutte che cosa vogliono fare in questo Paese, perché degli spot non ce ne facciamo nulla: vogliamo sapere qual è il suo piano industriale e perché mai vuole produrre in questo Paese vetture che non si producono più nemmeno negli Stati Uniti».
CAMION E SCIOPERI
Quindi un accenno agli scioperi di questi giorni contro le liberalizzazioni, in modo particolare a quello dei camionisti. Secondo il segretario la protesta degli autotrasportatori «sta facendo aumentare l’inflazione, quindi chiediamo all’esecutivo ascoltare le ragioni, ma anche di non cedere a frammentazioni e corporazioni. Il governo deve fermare lo sciopero dei Tir». Il pensiero va a chi utilizza ogni giorno l’automobile per recarsi al lavoro: «Non ci può essere la logica per cui i sacrifici sono sempre per qualcuno, mentre per altri si riconosce la logica della corporazione e dei diritti acquisiti, siamo l’unico Paese in Europa dove andare alla pompa di benzina significa fare un mutuo».
IL SINDACATO LOMBARDO
Il segretario della Cgil Lombardia, Nino Baseotto, che ha avuto il compito di aprire l’incontro, ha voluto ricordare come quella di ieri non fosse «un manifestazione per così dire leghista e se qualcuno ha sperato che fosse una sorta di allontanamento delle organizzazioni regionali della Cgil del nord del Paese, rimarrà  deluso. Guardiamo all’Europa e non sappiamo cosa sia la Padania». Quindi il segretario lombardo si è augurato l’adozione «di politiche di crescita, tutte incentrate sul lavoro e da questo punto di vista crediamo di poter contribuire in modo costruttivo grazie alle nostre idee».


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