Emilia Nostra, mafie all’assalto della regione rossa

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MODENA – La Direzione distrettuale antimafia della procura di Bologna ha aperto un’inchiesta sulle minacce che hanno portato la prefettura di Modena a dare una scorta al giornalista Giovanni Tizian, 29 anni, collaboratore della Gazzetta di Modena. Proprio mentre gli investigatori guidati dalla Dda di Bologna stavano indagando su personaggi della ‘ndrangheta, hanno avvertito l’esistenza di un rischio per la vita di Tizian, che già  a sette anni, a Bovalino, perdette il padre in un agguato. Nessun nome, né il tenore della minaccia, né il contesto: le indagini sono segretate e, anzi, la notizia ormai pubblica della scorta al giornalista «ha già  creato seri danni alla nostra inchiesta, anche se era prioritario proteggere la persona», dice il procuratore Roberto Alfonso, uno dei magistrati più esperti in Italia nella lotta alle cosche. «Riusciamo a capire quando è il momento di intervenire – spiega Alfonso – e prudenza e tempestività  sono state alla base della protezione di Tizian». 
Le minacce nascono per qualcosa che ha toccato da vicino interessi da tener nascosti ma svelati dal giornalista, sulla Gazzetta o nel suo libro recente, “Gotica”, che parla della sua vita al Sud e di inchieste antimafia al Nord. «Tizian si è occupato di molte cose e probabilmente uno dei suoi articoli o il libro contenevano qualcosa per cui qualcuno si è risentito», valuta Alfonso. «Non vorrei però parlare di pericolo, ma di preoccupazione sì. La fase è talmente delicata che nemmeno a Tizian possiamo rivelare che cosa è accaduto realmente».
E proprio mentre la cronaca si interessa delle intimidazioni dirette ad un giovane cronista, che non lavora nei territori tradizionali delle mafie, ma nel Nord Italia, esce sul settimanale L’Espresso, oggi in edicola, un’ampia e circostanziata ricostruzione dell’assalto mafioso all’Emilia-Romagna a firma di Lirio Abbate, altro giornalista minacciato dai clan per le sue inchieste. Nell’articolo, vengono descritti le presenze, i traffici, le operazioni delle cosche di diversa provenienza che, proprio secondo l’analisi del procuratore Alfonso, «si sono ormai radicate» in questa regione ricca, con un dinamica più difficile da scoprire «perché qui buoni e cattivi si intrecciano». Si fa anche l’esempio di due avvocati, Manlio Guidazzi di Bologna e Alessandro Bitonto di Modena, coinvolti in diverso modo nelle indagini sui gruppi criminali.


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