«Mani in tasca agli italiani? Sono gli evasori a metterle»

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REGGIO EMILIA — Non è il governo che impoverisce i cittadini imponendo tasse e accise. Il problema sono i tanti evasori, troppi, che infilano le tasche nelle mani degli italiani, quelli che il loro dovere lo fanno fino all’ultimo centesimo. Dal palcoscenico del Teatro Valli di Reggio Emilia, dove ha celebrato il 215° anniversario del Tricolore accompagnato dalla moglie Elsa, Mario Monti fa a pezzi il celebre slogan di Berlusconi e attacca gli evasori, puntandoli a dito come la sciagura dell’Italia. «L’espressione “mani nelle tasche” non mi ha mai persuaso e comunque è incompleta, perché ci sono altri atti di mani che entrano nelle tasche — risate e applausi in platea e in tutti gli ordini di palchi —. Alcuni italiani mettono le mani nelle tasche di altri italiani, sono gli evasori rispetto ai contribuenti». 
I controlli
La lotta ai furbi si intensificherà , perché il premier ritiene «inammissibile che i lavoratori sopportino sacrifici pesanti» mentre altri sfuggono ai controlli. Dalla prima fila la moglie Elsa, seduta accanto al sottosegretario Paolo Peluffo, segue il testo dattiloscritto, ma quando si schiera a difesa dell’Agenzia delle entrate e della Guardia di Finanza, Monti parla a braccio: «Agli uomini e alle donne che con impegno e rischi personali combattono perché l’evasione si riduca voglio dire grazie e assicurare il mio appoggio». Il blitz di Cortina ha scatenato la bufera, il Pdl polemizza e Monti promette che la privacy sarà  salvaguardata: «Gli accertamenti devono essere rispettosi dei diritti individuali, su questo vigilerò». Il governo è al lavoro su riforme che daranno «una scossa e un’accelerazione potente alla lotta contro la corruzione», perché non si può andare avanti con «privilegi e rendite». Ma a strappare nuove risate e l’applauso più forte è la battuta che chiude la parentesi sul fisco: «Tra la fase uno e la fase due invito tutti a tenere le mani a posto».
Liberalizzazioni
E ora avanti con le liberalizzazioni, per «sbloccare il Paese e far saltare i colli di bottiglia che lo rendono più lento degli altri». Le misure saranno «equilibrate, pragmatiche, ma non timide» e saranno ispirate al principio che «un regime di libera concorrenza è più equo». L’Italia paga un gap di competitività , cresce meno su infrastrutture, nuove tecnologie, numero dei laureati. «Dobbiamo tutti studiare di più» sprona Monti, che sembra parlare all’Italia perché l’Europa intenda: «Se guardiamo dentro noi stessi sappiamo che ce la faremo». 
I conti dell’Europa
L’Italia ha fatto la sua parte e ora i leader europei devono fare la loro, mettendo «i conti in ordine» e marciando compatti. «Nessun Paese è talmente forte da pensare di affrontare da solo l’economia globale». L’Europa non può rinunciare a crescere ed è come se il premier chiedesse anche ai partner dell’Unione una fase due: «L’Italia ha dato alla stabilità  dell’area euro un contributo decisivo», con una manovra «eccezionale e coraggiosa».
I partiti
L’immagine fortissima con cui Monti rilancia sulla lotta all’evasione rischia di irrigidire i rapporti tra governo e Pdl. Ma il premier è determinato ad andare avanti seguendo «la stella polare dell’equità » e l’attacco fa parte di una precisa strategia: ripristinare la giustizia sociale, senza innervosire troppo il Pdl, per poi mettere mano alla riforma del lavoro che preoccupa il Pd. 
Berlusconi
Monti vuole dire al Paese l’amara verità . Se l’Italia cammina sull’orlo del baratro, è anche per colpa di chi ha negato la crisi: «Anche in buona fede ci si può confondere sulla ricchezza che è solo percepita…». Il nome del suo predecessore non lo fa, ma come non pensare a Berlusconi che vedeva ristoranti e aerei sempre pieni? È vero che la ricchezza privata «è elevata», ma attenzione perché il nostro Pil cresce a un ritmo che è la metà  della media della eurozona e il nostro debito pubblico, «lo sa bene Prodi, può togliere il sonno». E ora il governo deve procedere «con sguardo lungo» progettando il futuro fino al 2061, quando l’Italia festeggerà  il bicentenario. E quando, è il sogno di Monti, i nostri figli e nipoti renderanno omaggio alla «bandiera dell’Europa unita».
Bersani
Il segretario del Pd ha parlato riservatamente con Monti e la prossima settimana si vedranno più a lungo, ma intanto lo staff del premier deve smentire un asse privilegiato con Pier Luigi Bersani. Eppure, rassicurato dalla crociata anti-evasione, il segretario sembra più in sintonia con Monti: «Si è mosso bene, è andato in Europa con una voce chiara. Ma ora i vertici devono produrre risultati». Quali? «Bisogna dire all’Europa che non faremo altre manovre e che non pensino di trattarci come la Grecia. Non vorrei che l’Europa di Merkel e Sarkozy ci mandasse a fondo tutti». Dal palco parla il presidente della Regione Vasco Errani, la presidente della Provincia Sonia Masini critica l’abolizione delle Province e il sindaco Graziano Delrio, presidente dell’Anci, promette: «Dei sindaci lei si può fidare». In platea siedono Pierluigi Castagnetti e Albertina Soliani del Pd, Renzo Lusetti dell’Udc ed Emerenzio Barbieri, unico parlamentare del Pdl presente.
Per Monti è il primo evento pubblico in una città  italiana e, a parte le contestazioni organizzate, la prova dell’accoglienza è superata. In piazza Prampolini alle 10,30 ci sono un migliaio di persone e quando Monti riceve gli onori militari, dopo aver incrinato il mito della sua puntualità  svizzera, l’applauso scatta tiepido. Poi cresce, si sente qualche «bravo!» e voci isolate di protesta, ma un’ora più tardi, quando esce dalla Sala del Tricolore, i cittadini di Reggio sono ancora lì nel freddo ad applaudirlo. E lui, che un filo di preoccupazione lo nutriva, se ne va sollevato: «Viva il Tricolore, viva l’Italia, viva l’Europa».


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